Non è chiaro se questo vulcanesimo si stia verificando oggi o se si sia verificato entro le ultime decine di milioni di anni ma geologicamente parlando, entrambi i casi sono recenti.
Questo lavoro è stato condotto dai ricercatori del Planetary Science Institute (PSI), Megan Russell e Catherine Johnson.

La sonda Magellan venne lanciata nel 1989 e orbitò attorno a Venere tra il 1990 e 1994. Le sue immagini radar, la topografia ed i suoi dati sulla gravità sono stati utilizzati negli ultimi trent'anni per comprendere la storia della superficie di questo mondo coperto di nuvole. I primi risultati hanno chiarito che Venere ha significativamente meno crateri da impatto sulla sua superficie rispetto ai compagni rocciosi Marte e Mercurio, e che i crateri che ha sono sparsi casualmente in tutto il pianeta. Dato che gli impatti si accumulano nel tempo, il basso numero di crateri di Venere significa che la sua superficie che è stata in qualche modo ripulita da circa 300 milioni a 1 miliardo di anni fa. Non è chiaro, però, se questo processo di rimodellazione sia da attribuire ad un unico evento catastrofico o a eventi sistematici nel corso degli anni, o una combinazione di entrambe le opzioni. Per capire cosa è successo, è necessario sapere quando e per quanto tempo c'è stata attività vulcanica sul pianeta.

"La questione se Venere abbia avuto un vulcanismo geologicamente recente o in corso è stato un enigma duraturo dalla missione Magellan: non abbiamo ancora prove a riguardo, ma sempre più indizi suggeriscono un pianeta attivo di recente e potenzialmente attivo ora" ha detto la scienziata senior del PSI Catherine Johnson.
Russell e Johnson hanno utilizzato un set di topografia stereo ad alta risoluzione generato da altri ricercatori per osservare un vulcano ai margini dei 350 chilometri di Aramaiti Corona.

Le "corone" sono strutture caratteristiche sulla superficie di Venere. Sono approssimativamente circolari, circondate da un anello di crepe (che sembrano formare una corona) e sono prove di attività geologica rimodellante: si pensa che siano grandi faglie e che si formino quando pennacchi di materiale caldo, provenienti dalle viscere del pianeta, risalgono verso la litosfera, creando caratteristici punti caldi. In alcune corone, come Aramaiti, si osservano vulcani e/o colate laviche in prossimità o su queste fratture. Il vulcano studiato dai ricercatori del PSI faceva parte del fortunato 20% della superficie mappato da Magellan in stereo con radar SAR.

"Invece di guardare la superficie del vulcano o i flussi, osserviamo come il vulcano deforma il terreno intorno. In risposta al peso del vulcano, il terreno attorno ad esso si piega, nello stesso modo in cui flette un righello di plastica", ha detto Megan Russell. "Lo stesso tipo di deformazione si osserva nella flessione del fondale marino attorno alle isole hawaiane. Da questa deformazione, possiamo dedurre proprietà come il flusso di calore locale al vulcano". Tuttavia, per avere un'indicazioni se queste caratteristiche sono vecchie o giovani è necessario ricorrere ai modelli computerizzati per modellare la deformazione della superficie.
Russell continua spiegando: "Gli studi di modellazione suggeriscono che la forma e la topografia di questa corona indicano che è anche geologicamente giovane e che avrebbe un vulcanismo geologicamente giovane associato ad essa".

Questa particolare struttura sembra essere unica nel limitato set di dati di Magellano. Le future tre missioni pianificate su Venere, DAVINCI+ e VERITAS della NASA e EnVision dell'ESA, potranno fornire nuovi preziosi dettagli.