Qui sotto l'ultima immagine pubblicata di OSIRIS, ripresa da appena 51 metri sopra la superficie.
L'immagine è sfocata perché le fotocamere di OSIRIS non sono progettate per riprendere immagini così vicino: la NAC andrà fuori fuoco a circa 1 chilometro dal nucleo, la WAC a 200-300 metri.
Crediti: ESA/Rosetta/MPS for OSIRIS Team MPS/UPD/LAM/IAA/SSO/INTA/UPM/DASP/IDA
Di seguito, una immagine "rubata" dalla sala di controllo (e rielaborata per renderla più intellegibile) mostra l'aumento di pressione registrato dallo strumento "Comet Pressure Sensor" (COPS), dovuto al progressivo avvicinamento al nucleo cometario, avvolto ancora da una debole atmosfera gassosa:
Crediti: ESA/Rosetta/Rosina/COPS - Processing: M. Di Lorenzo (DILO)
Basandosi sulle ultime cinque immagini riprese dalla Navigation Camera, il team ha affinato il tempo previsto di impatto della sonda dell'ESA Rosetta nella regione Ma'at, sul piccolo lobo della cometa 67P/Churyumov-Gerasimenko, ora previsto per 10:39:10. A causa del tempo di percorrenza del segnale, la conferma al controllo missione arriverà alle 11:19:08 UTC (13:19:08 ora italiana).
Come preannunciato, ieri sera Rosetta ha completato la manovra finale ed ora è in rotta di collisione con Chury.
Il propulsore ha bruciato per 208 ed ora la sonda è in "caduta libera" verso la sua destinazione finale.
Le ultime cinque immagini riprese dalla NavCam. Gli scatti originali sono disponibili qui.
Il grafico qui sotto, realizzato da Marco Di Lorenzo, mostra l'andamento di altezza e velocità di discesa della sonda rispetto alla cometa; i dati sono tratti dal simulatore in tempo reale messo a disposizione sul sito di Rosetta. Può essere una buona guida di riferimento per capire cosa sta succedendo istante per istante. Come si vede, l' "impatto morbido" è previsto intorno alle 12.40 (ora italiana) con una velocità di circa 90 cm/s.
Sul blog di missione e sui canali social il team sta condividendo le ultime immagini super-ravvicinate.
Qui sotto la prima in cui si vede il luogo d'impatto, in basso a sinistra, dove sono riconoscibili i caratteristici pozzi della regione Ma’at.
L'immagini è stata ripresa dalla fotocamera OSIRIS alle 2:17 UT del 30 settembre 2016, da un'altitudine di 15,5 km, con una risoluzione di circa 1,56 m/pixel.
Crediti: ESA/Rosetta/MPS for OSIRIS Team MPS/UPD/LAM/IAA/SSO/INTA/UPM/DASP/IDA
Di seguito, in sequenza cronologica le immagini pubblicate.
L'immagine, pubblicata anche come "immagine del giorno", è stata ripresa dalla fotocamera OSIRIS alle 1:20 UT del 30 settembre 2016, da un'altitudine di 16 km, con una risoluzione di circa 30 cm/pixel.
Crediti: ESA/Rosetta/MPS for OSIRIS Team MPS/UPD/LAM/IAA/SSO/INTA/UPM/DASP/IDA
L'immagine è stata ripresa dalla fotocamera OSIRIS alle 5:25 UT del 30 settembre 2016, da un'altitudine di 11.7 km, con una risoluzione di circa 22 cm/pixel.
Crediti: ESA/Rosetta/MPS for OSIRIS Team MPS/UPD/LAM/IAA/SSO/INTA/UPM/DASP/IDA
L'immagine è stata ripresa dalla fotocamera OSIRIS alle 6:53 UT del 30 settembre 2016, da un'altitudine di 8.9 km, con una risoluzione di circa 17 cm/pixel.
Crediti: ESA/Rosetta/MPS for OSIRIS Team MPS/UPD/LAM/IAA/SSO/INTA/UPM/DASP/IDA
L'immagine è stata ripresa dalla fotocamera OSIRIS alle 8:18 UT del 30 settembre 2016, da un'altitudine di 5.8 km, con una risoluzione di circa 11 cm/pixel.
Crediti: ESA/Rosetta/MPS for OSIRIS Team MPS/UPD/LAM/IAA/SSO/INTA/UPM/DASP/IDA
L'immagine è stata ripresa dalla fotocamera OSIRIS alle 8:21 UT del 30 settembre 2016, con una risoluzione di circa 11 cm/pixel.
Crediti: ESA/Rosetta/MPS for OSIRIS Team MPS/UPD/LAM/IAA/SSO/INTA/UPM/DASP/IDA
Qui sotto un mosaico con le immagini di OSIRIS riprese durante il #CometLanding, mostrato durante il livestream.
Di sicuro Rosetta ci ha regalato un prezioso patrimonio di dati che frutteranno per molti anni a venire. Molti post di riepilogo con le principali scoperte sono stati pubblicati negli ultimi giorni sul blog di missione e, ieri sera, un'intera conferenza stampa è stata dedicata ai risultati scientifici.
Tra gli interventi si è parlato della forma bizzarra della cometa 67P/ Churyumov-Gerasimenko che ha stupito il pubblico e gli scienziati, così come la variegata superficie ma ciò che è conservato all'interno del nucleo è altrettanto importante perché racconta la storia del nostro Sistema Solare. Raggiungere queste informazioni è stato uno dei compiti principali della missione.
In particolare, due erano gli esperimenti dedicati: il COmet Nucleus Sounding Experiment by Radio-wave Transmission (CONSERT) ed il Radio Science Investigation (RSI).
Il primo era uno strumento che interessava sia Rosetta che Philae: consisteva di una coppia di antenne installate ai lati del lander che sono state estese dopo la separazione dalla sonda a novembre 2014. Le antenne ricevano il segnale emesso da Rosetta: estratte le informazioni queste venivano subito ritrasmesse verso l'orbiter dove il segnale veniva registrato, elaborato e poi inviato a Terra con lo scopo di ricavare importanti informazioni sulla struttura e sulla composizione interna del nucleo in base al modo in cui le onde elettromagnetiche, passando al suo interno, vengono rallentate e attenuate.
I risultati di CONSERT sono stati affiancati da quelli di RSI, uno strumento che misurava la distribuzione della massa all'interno della cometa in base al modo con cui la gravita del nucleo influenzava l'orbita di Rosetta.
Le comete sono note per essere agglomerati di polvere e ghiaccio eppure Chury ha stupito anche in questo con la sua densità molto inferiore a quella del ghiaccio. Ha un'elevata porosità, indicatore che potrebbero esserci spazi vuoti al suo interno ma né CONSERT né RSI hanno trovato prove a sostegno di questa teoria. Al contrario, le analisi hanno mostrato che questa è causata da una miscela uniforme di ghiaccio e grani di polvere “soffici”.
Aver recentemente scoperto l'esatta posizione di Philae aiuterà a re-interpretare correttamente i dati perché anche l'effetto del calore del Sole ha avuto un impatto importate sulla superficie della cometa. Abydos, il luogo freddo ed angusto dove è finito il lander, ha infatti dimostrato di avere gli strati superficiali molto più compatti dell'interno.
Nel corso degli ultimi due anni Rosetta ha mappato l'intera superficie di 67P ad alta risoluzione.
Il nucleo è davvero molto scuro: riflette solo il 4% della luce perché, come mostrato dai dati rilevati sia da Rosetta che da Philae, è rivestito principalmente di materiale organico ed è asciutto, fatta eccezione per qualche masso di ghiaccio.
La superficie presenta una ricca diversità nella struttura, con la polvere prodotta dall'attività cometaria che tende ad accumularsi nell'emisfero settentrionale. Il sud, che è stato visibile solo a partire dal perielio, si è mostrato molto diverso, probabilmente proprio a causa della distribuzione non uniforme delle stagioni (l'emisfero nord sperimenta una lunga estate che dura più di 5,5 anni, mentre l'emisfero sud rimane avvolto in un lungo inverno buio e freddo ed ha un'estate più breve ma intensa).
Nel 2014, il magnetometro RPC-Mag, della suite Rosetta Plasma Consortium (RPC), aveva rilevato delle oscillazioni nel plasma che circonda il nucleo.
Le oscillazioni a bassa frequenza del campo magnetico di Chury generavano suoi tra i 40 e i 50 milliHertz, molto al di sotto delle capacità dell'orecchio umano ma che, accelerate di un fattore 10.000, potevano essere ascoltate in quello che è stato chiamato “canto di Chury”.
Dopo due anni di monitoraggio, il team ha potuto comporre una nuova musica misteriosa, completa, sulla base dei dati raccolti durante l'intera missione.
Il nucleo di 67P non è magnetizzato di per sé ma è incorporato nel campo magnetico interplanetario prodotto dal vento solare che interagisce con il materiale, gas e polveri, espulso dalla cometa. Rosetta è stata la prima sonda ad osservare questa interazione così a lungo.
Dopo diversi mesi di analisi dei dati, il team è riuscito ad interpretare i suoni registrati:
"A causa della bassa attività della cometa, gli ioni non sono completamente tirati dal vento solare e si muovono perpendicolarmente al campo magnetico, formando quello che viene chiamato una corrente incrociata. Ma questa corrente elettrica è instabile, dando luogo a oscillazioni. Questo è ciò che fa cantare la cometa".
Infine, si è parlato di ROSINA che ha sniffato i gas cometari per due anni ottenendo misure senza precedenti.
Oltre al principale componente, il vapore acqueo, lo strumento ha rilevato una grande varietà di elementi, da semplici atomi a molecole complesse, tra cui alcuni ingredienti cruciali per l'origine della vita sulla Terra. Tutti sono stati presentati riassunti in una simpatica tavola "cometary zoo", in cui sono rappresentate tutte le bizzarre "creature" trovate su Chury.
Crediti: ESA