Durante lo storico atterraggio del 12 novembre 2014, gli arpioni e l'ADS, ossia il jet che avrebbe dovuto spingere il lander verso la superficie della cometa, non funzionarono e le viti di ancoraggio attivate al touchdown non ebbero alcun effetto tanto che Philae, dopo aver centrato perfettamente il sito di atterraggio predestinato, Agilkia, rimbalzò diverse volte sulla superficie della cometa, rischiando di perdersi nello spazio.
Mentre CONSERT aiutò a stringere il cerchio, identificando l'effettiva zona di atterraggio in un'ellisse di 350x30 metri sul piccolo lobo della cometa, le immagini arrivate da CIVA mostravano una posizione non proprio ideale: Philae era sicuramente finito in un luogo buio e poco illuminato. Da allora, OSIRIS ha compiuto diverse campagne ravvicinate di imaging alla ricerca di una conferma visiva, a fine novembre e a dicembre, rispettivamente da una distanza di 28 e 18 chilometri dalla superficie, ma senza risultati. D'altra parte il piccolo lander avrebbe compiuto ben quattro rimbalzi compreso il touchdown finale, tre salti veri e propri più uno scontro in volo con un ostacolo di superficie, probabilmente il bordo di un cratere. L'insieme dei dati di CONSERT, ROMAP e soprattutto le foto di OSIRIS, che documentarono buona parte dell'evento, sono stati di grande aiuto per determinare la direzione della traiettoria seguita dal lander durante quelle ore emozionanti.
Philae #CometLanding CIVA 360 panorama
Credit: ESA/Rosetta/Philae/CIVA. Processing: 2di7 & titanio44
Dopo circa 57 ore di scienza ed aver esaurito tutta l'energia disponibile, Philae si era addormentato all'1:36 del 15 novembre 2014.
Oggi, mentre la cometa 67P, Rosetta e Philae si trovano a 20 milioni di chilometri dal Sole, il lander "riceve circa il doppio dell'energia solare che riceveva a novembre dello scorso anno", ha spiegato Stephan Ulamec, Lander Project Manage presso il German Aerospace Center (Deutsches Zentrum für Luft- und Raumfahrt; DLR)
"Sarà ancora probabilmente troppo freddo per svegliarsi ma vale la pena tentare. Le prospettive miglioreranno ogni giorno di più", ha aggiunto.
Diverse sono le condizioni che si dovranno verificarsi affinché Philae possa svegliarsi.
Prima di tutto l'interno lander deve raggiungere la temperatura di almeno -45° C ma nel suo sito di atterraggio, Abydos, di Sole ne arriva molto poco e le temperature sono notevolmente più basse rispetto al sito originale prescelto Agilkia.
In secondo luogo, Philae deve essere in grado di produrre almeno 5,5 watt con i suoi pannelli solari ma questo è un altro ostacolo dato che, oltre ad essere atterrato in un luogo buio, è anche inclinato rispetto alla superficie in modo tale che può ricevere luce piena solo su un pannello solare e solo per circa 1,3 ore per ogni ciclo di rotazione del nucleo di 12,4 ore.
Non appena queste due condizioni si verificheranno, Philae potrà accendersi, tentare di ricaricare la sua batteria ed attivare il suo ricevitore in ascolto ogni 30 minuti, cercando il segnale portante di Rosetta. Questa operazione non richiede molta energia ma "per inviarci una risposta, Philae dovrà accendere anche il suo trasmettitore che necessita di alimentazione aggiuntiva", ha spiegato Koen Geurts del DLR.
Nella migliore delle ipotesi, il lander potrebbe già essersi svegliato ma non avere energia a sufficienza per comunicare con Rosetta: per la comunicazione a due vie, infatti, occorrono almeno 19 watt!
Tra il 12 e il 20 marzo, Rosetta inizierà a trasmettere ininterrottamente al lander in attesa di una risposta: ovviamente, i momenti migliori saranno quando l'orbiter si troverà in una posizione favorevole rispetto a Philae durante il giorno sul sito di atterraggio.
Gli ingegneri del DLR hanno inviato nuove istruzioni al lander, testate sul modello a Terra, per ottimizzare il riscaldamento e il risparmio energetico. Anche se Philae non avesse abbastanza energia per andare in trasmissione, infatti, potrebbe già ricevere ed eseguire i comandi.
Gli ingegneri hanno preparato un piano anche nel caso in cui la batteria non fosse sopravvissuta:
"stiamo lavorando per garantire che il lander ed i suoi strumenti possano operare almeno durante il giorno sulla cometa, quando arriva luce diretta dal Sole", ha detto Geurts.
Uno volta sveglio, la prima cosa che Philae dovrà fare, sarà inviare i dati sul suo stato di salute, che verranno attentamente valutati da team.
Il lavoro scientifico con i 10 strumenti di bordo dipenderà da questi risultati. Se l'energia non potrà essere immagazzinata nella batteria, allora le attività saranno determinate dall'energia solare disponibile durante le ore di luce.
"Se non saremo in grado di stabilire un contatto con Philae entro il 20 di marzo, faremo un altro tentativo alla prossima occasione", ha detto Ulamec. "Una volta che saremo in grado di comunicare con Philae di nuovo, il lavoro scientifico potrà cominciare".