Quando l'asteoriode 2008 TC3 impattò la Terra il 7 Ottobre 2008, i frammenti meteorici recuperati in Africa mostrarono la presenza di materiale estraneo o "esogeno", diverso dal costituente principale e quindi di provenienza differente. In quel caso, si trattava di un minuscolo asteroide (4 metri di diametro) definito "cumulo di detriti" o "rubble-pile", cioè un aggregato poco coeso di frammenti derivanti dalla disintegrazione di un progenitore durante una antica collisione. Invece, ulteriori tracce di materiale esogeno osservato dalle sonde spaziali riguardavano finora grandi asteroidi monolitici, difficilmente soggetti a una disintegrazione completa per collisione. Adesso lo iato tra le due situazioni viene colmato dalla sonda OSIRIS-REx, che dal 31 dicembre 2018 sta orbitando attorno all'asteroide NEO (101955) Bennu, un "rubble-pile" di 500 metri di diametro dal quale la sonda dovrebbe prelevare, tra meno di 1 mese, i campioni di terreno da riportare a Terra.
Infatti, secondo uno studio pubblicato due giorni fa su Nature da un gruppo di ricercatori tra cui D.N. DellaGiustina, H.H. Kaplan e D.S. Lauretta, sull'equatore di questo oggetto piuttosto scuro ci sono almeno sei frammenti molto chiari che probabilmente vengono dal grande asteroide Vesta, esplorato a fondo da un'altra sonda americana, Dawn, nel 2011. A questa conclusione si è giunti esaminando lo spettro della luce riflessa (o meglio, diffusa) da questi piccoli massi, di dimensioni comprese tra 1,5 e 4 metri circa; per farlo, si è utilizzato lo strumento "Visible and Infrared Spectrometer" (OVIRS). La maggior parte del materiale su Bennu mostra il tipico spettro delle condriti carbonacee, una sottoclasse del tipo di meteorite più diffuso sulla Terra, oggetti primordiali che contengono acqua e tracce di materiale organico (inclusi a volte amminoacidi),
Una tipica condrite caduta sulla Terra - Credits: Di H. Raab (User:Vesta) - Opera propria, CC BY-SA 3.0, undefined
Invece, il materiale chiaro osservato da OSIRIS-REx si è dimostrato ricco di pirosseni, una sostanza che si forma solo ad alta temperatura e che è tipica dei meteoriti detti "howardite–eucrite–diogenite" (acondriti HED) la cui origine è appunto associata all'asteroide (4) Vesta, un corpo ellissoidale mille volte di questi corpi e più grande di Bennu che ha subito una differenziazione interna e processi "ignei" in superficie. Si ritiene che, meno di un miliardo di anni fa, Vesta subì un violento impatto che rimosse circa l'1% della sua massa scavando probabilmente l'enorme cratere Rheasilvia che oggi campeggia nell'emisfero sud. Alcuni di questi "figli" dell'impatto, indicati come "asteroidi di tipo V", sono finiti nel sistema solare interno cadendo sulla Terra e anche, a quanto pare, su Bennu.
E' possibile anche che i frammenti di Vesta si siano inizialmente posati sul progenitore di Bennu, la cui successiva distruzione ha creato la mescolanza di elementi endogeni ed esogeni che vediamo oggi e che non possono avere la stessa origine, dato che le condriti carbonacee non hanno sperimentato le alte temperature dei pirosseni. A questo link è possibile vedere anche una simulazione numerica di tale evento.
La conclusione dello studio è che gli asteroidi "rubble-pile" come Bennu sono capaci di preservare tracce degli scambi di materiale inter-asteroidale, avvenuto su scala macroscopica ben dopo la formazione dei planetesimi primordiali. La presenza di materiale l'evoluzione collisionale e dinamica nella parte interna della fascia principale.