Le meraviglie e i misteri dell'oggetto Kuiper Belt 2014 MU69 continuano a moltiplicarsi man mano che la navicella spaziale trasmette nuove immagini del suo sorvolo di Capodanno.
Scattata da soli 6700 km di distanza (poco più del raggio terrestre) e a 7 minuti dal massimo avvicinamento, questa è l'immagine a miglior risoluzione finora pubblicata dell'oggetto di Kuiper visitato da New Horizons lo scorso 1 Gennaio. Questa versione, già processata dalla NASA, è stata ulteriormente elaborata per evidenziare meglio sia i piccoli dettagli che le variazioni di luminosità sulla superficie, Ottenuta con il sensore MVIC (Multicolor Visible Imaging Camera), è una vista "grandangolare" dello strumento Ralph di New Horizons alle 5:26 UT ed ha una scala di 135 metri per pixel; l'immagine era stata immagazzinata nella memoria dati della sonda e trasmessa a Terra il 18 gennaio. Gli scienziati hanno poi ingrandito e affinato l'immagine per migliorare i dettagli attraverso un processo di deconvoluzione, per cui la scala finale è circa 40 m/pixel. Di seguito, una immagine che mostra appunto il risultato di queste elaborazioni partendo dalla versione originale (simulata).
A sinistra, l'immagine come doveva apparire in origine, al centro il risultato della sua deconvoluzione e a destra dopo l'ulteriore "enhancement" fatto dall'autore. - Image credit: NASA/Johns Hopkins University APL/SwRI - Processing: Marco Di Lorenzo
L'illuminazione obliqua di questa immagine rivela nuovi dettagli topografici lungo il terminatore, nella parte alta. Questi dettagli includono, per la prima volta, numerosi piccoli crateri (fino a 700 metri di diametro). La grande formazione circolare, di circa 7 chilometri di diametro, sul più piccolo dei due lobi (Thule), sembra anch'esso una profonda depressione. Non è chiaro se questi pozzi siano crateri d'impatto o caratteristiche derivanti da altri processi, come un collasso del terreno o l'antica evaporazione di materiali volatili, ma la presenza di regioni chiare al suo interno ricorda vagamente i "bright spot" di Cerere o la macchia nel cratere Stickney di Phobos. Qualcosa di simile si intravede anche in altre strutture depresse più piccole, stavolta su lobo maggiore non lontano dal collare.
Entrambi i lobi mostrano anche molti intriganti schemi di chiari e scuri di origine sconosciuta, che possono rivelare indizi su come questo corpo si è andato assemblando durante la formazione del sistema solare esterno. Uno dei più sorprendenti di questi è il già noto "collare" chiaro che separa i due lobi, probabilmente costituito da materiale fine che è "rotolato" per gravità accumulandosi in quella regione, come suggerito dai modelli numerici. Un'altra struttura chiara, più evanescente, disegna un cerchio al centro del lobo maggiore (Ultima), facendolo vagamente somigliare a un panino rosetta (o ceriola romana); potrebbe anche trattarsi dell'impronta di un altro compagno che era a contatto in quel punto o della stessa Thule, che si è allontanata e poi riavvicinata a Ultima, magari in seguito all'impatto di un corpo più piccolo (a questo riguardo, colpisce la similitudine con la forma e le dimensioni della grande depressione di Thule e che potrebbe essere proprio il residuo del precedente cotatto con Ultima).
"Questa nuova immagine sta iniziando a rivelare differenze nel carattere geologico dei due lobi di Ultima Thule, e ci sta presentando anche nuovi misteri", ha detto il principale investigatore Alan Stern, del Southwest Research Institute di Boulder, in Colorado. "Nel prossimo mese ci giungeranno immagini a colori e con una risoluzione ancra migliore, speriamo possano aiutare a svelare i molti misteri di Ultima Thule."
L'astrofisico Ethan Siegel fa notare che Ultima Thule, per dimensioni, aspetto e rotazione, assomiglia molto a un nucleo cometario e, in effetti, un giorno potrebbe diventare una vera cometa se la sua orbita cambiasse e lo portasse vicino al Sole; attualmente, invece, non si avvicina mai a meno di 6,39 miliardi di km e questo avviene ogni 298 anni. New Horizons è ora a circa 34,5 milioni di km da Ultima Thule e oltre 6,6 miliardi di chilometri dalla Terra.
Riferimenti:
http://pluto.jhuapl.edu/News-Center/News-Article.php?page=20190124