Analizzando i dati dello strumento, guidato dal Southwest Research Institute (SwRI), gli scienziati hanno determinato che queste deboli emissioni simili ad anelli vengono innescate dalle particelle cariche provenienti dal bordo della massiccia magnetosfera di Giove.

"Riteniamo che queste deboli caratteristiche ultraviolette scoperte di recente abbiano origine a milioni di chilometri da Giove, vicino al confine della magnetosfera gioviana con il vento solare", ha affermato il dottor Vincent Hue, autore principale di un articolo accettato dal Journal of Geophysical Research: Space Physics. “Il vento solare è un flusso supersonico di particelle cariche emesse dal Sole. Quando raggiunge Giove, interagisce con la sua magnetosfera in un modo che non è ancora ben compreso".

Sia Giove che la Terra hanno campi magnetici che forniscono protezione dal vento solare. Più forte è il campo magnetico, più grande è la magnetosfera. Il campo magnetico di Giove è 20.000 volte più forte di quello terrestre e crea una magnetosfera così grande che inizia a deviare il vento solare già a 3-6 milioni di chilometri dal pianeta. "Nonostante decenni di osservazioni dalla Terra combinate con numerose misurazioni di veicoli spaziali in situ, gli scienziati ancora non comprendono appieno il ruolo svolto dal vento solare nel moderare le emissioni aurorali di Giove", ha detto il dottor Thomas Greathouse dello SwRI, un coautore di questo studio. "La dinamica magnetosferica di Giove, il movimento delle particelle cariche all'interno della sua magnetosfera, è in gran parte controllata dalla rotazione di 10 ore di Giove, la più veloce del Sistema Solare. Il ruolo del vento solare è ancora dibattuto".

Precedenti osservazioni del telescopio spaziale Hubble e di Juno hanno permesso agli scienziati di determinare che la maggior parte delle potenti aurore gioviane sono generate da processi interni, ovvero dal movimento delle particelle cariche all'interno della magnetosfera. Tuttavia, in numerose occasioni, UVS ha rilevato un debole tipo di aurora, caratterizzata da anelli di emissioni che tendono ad espandersi rapidamente nel tempo.

aurora features animation

Courtesy of NASA/SWRI/JPL-Caltech/SwRI/V. Hue/G. R. Gladstone

"La posizione ad alta latitudine degli anelli indica che le particelle che causano le emissioni provengono dalla lontana magnetosfera del pianeta, vicino al suo confine con il vento solare", ha detto Bertrand Bonfond, coautore di questo studio dell'Università di Liegi in Belgio. In questa regione, il plasma del vento solare interagisce spesso con il plasma gioviano formando, probabilmente,  un'instabilità fluidodinamica Kelvin-Helmholtz (un fenomeno che può verificarsi all'interfaccia di due fluidi che si muovono a velocità relative diverse). Oppure gli anelli potrebbero essere prodotti anche da eventi di riconnessione magnetica diurna, in cui il campi magnetico gioviano e quello interplanetario opposti, convergono, si riorganizzano e si riconnettono. Si pensa che entrambe questi processi generino fasci di particelle che potrebbero viaggiare lungo le linee del campo magnetico planetario, per poi precipitare e innescare le aurore ad anello osservate da UVS.

"Anche se questo studio non chiarisce quali processi producano queste caratteristiche, la missione estesa di Juno ci consentirà di catturare altri di questi deboli eventi transitori", ha detto Hue.