Il vapore acqueo che si forma vicino alla superficie marziana è destinato a perdersi nello spazio. Secondo un recente studio, queste molecole vengono spinte molto in alto nell'atmosfera, dove finiscono per essere distrutte o per disperdersi nel vuoto. Il processo è in atto ancora oggi e ciò significa che il Pianeta Rosso continua a perdere le proprie riserve d'acqua.
Utilizzando i dati dei telescopi spaziali Hubble, Spitzer e Kepler, gli astronomi hanno individuato un pianeta extrasolare con cieli sereni e vapore acqueo nella sua atmosfera.
HAT-P-11b, questa è la sua designazione, è delle dimensioni di Nettuno, il che lo rende il pianeta più piccolo su cui è stato rilevato vapore acqueo.
Un team internazionali di astronomi, utilizzando i dati del telescopio spaziale Hubble, ha studiato il vapore acqueo contenuto nelle atmosfere dei pianeti extrasolari in orbita intorno a stelle simili al Sole.
I tre pianeti presi in esame sono HD 189733b, HD 209458b, e WASP-12b, distanti tra i 60 e i 900 anni luce da noi.
La fotocamera ad alta risoluzione Experiment High Resolution Imaging Science (HiRISE) a bordo della sonda della NASA Mars Reconnaissance Orbiter (MRO) ha ripreso diverse volte quelle che potrebbero essere le tracce di un liquido in grado scorrere oggi sulla superficie di Marte per brevi periodi. Studi precedenti avevano associato alcuni comportamenti dei terreni terrestri più difficili al suolo ed alle condizioni ambientali marziane. Noi abbiamo scritto molte volte che anche nella storia delle immagini raw dei rover sembrano esserci le tracce di saltuari episodi di acqua in superficie, a seconda delle stagioni.
Utilizzando i dati rilevati dall'osservatorio spaziale dell'ESA Herschel, gli scienziati hanno trovato la prova diretta della presenza di vapore acqueo, sotto forma di geyser simili a quelli presenti sulla luna dei Saturno, Encelado, provenire dalla superficie di Cerere, pianeta nano e più grande asteroide del nostro Sistema Solare.
I risultati fanno parte del programma Measurements of 11 Asteroids and Comets Using Herschel (MACH-11).
Dopo decenni di osservazioni, di certo Marte non può più essere definito un pianeta morto.
Tempeste e diavoli di polvere, dune in movimento, frane, fratture, nuvole e precipitazioni rendono la superficie estremamente dinamica e mutevole con il trascorrere delle stagioni.
Ora, gli scienziati sospettano che un'attività altrettanto ricca possa essere presente anche nel sottosuolo.
Dall'emisfero sud della luna di Giove, Europa, erutterebbero getti di vapore acqueo.
La scoperta arriva dalle osservazioni spettroscopiche, di dicembre 2012, del telescopio spaziale Hubble.
Europa diventerebbe, così, la seconda luna del nostro Sistema Solare ad avere geyser di vapore acqueo sulla superficie.
A prima vista le nuvole di Marte potrebbero essere considerate simili a quelle terrestri: le immagini riprese dalle sonde e dai rover (OPPORTUNITY SOL 2847: UNO SGUARDO AL CIELO) al lavoro sul Pianeta Rosso raffigurano vaporosi ciuffi ad alta quota simili ai cirri.
Gli scienziati, conoscendo la composizione atmosferica di Marte, ipotizzano che queste nubi siano costituite per lo più da cristallo di ghiaccio d'acqua e di anidride carbonica ma senza poter condurre una ricerca sul posto, rimane abbastanza difficile ipotizzare a quali condizioni si possono formare.
I ricercatori della missione Mars Reconnaissance Orbiter (MRO) della NASA hanno scoperto che le temperature nell'atmosfera marziana oscillano regolarmente ben due volte al giorno.
"Vediamo un massimo di temperatura nel mezzo della giornata ma abbiamo anche una temperatura massima poco dopo la mezzanotte", spiega Armin Kleinboehl del NASA Jet Propulsion Laboratory di Pasadena, in California, autore principale del nuovo studio.
Non c'è che dire, alcune foto di Curiosity ricordano molto il deserto del Mojave (California, USA). A notare l'impressionante somiglianza è il team stesso della missione MSL.
La pubblicazione ripercorre le gesta della missione interplanetaria NASA / ESA / ASI Cassini–Huygens, che esplorò Saturno e le sue lune dal 2004 al 2017. Le principali fasi del progetto, del lungo viaggio durato sette anni e della missione ultradecennale sono raccontate con semplicità e passione allo scopo di divulgare e ricordare una delle imprese spaziali robotiche più affascinanti ideate dall’uomo. Le meravigliose foto scattate dalla sonda nel sistema di Saturno, elaborate e processate dall’autrice, sono parte centrale della narrazione. Immagini uniche che hanno reso popolare e familiare un angolo remoto del nostro Sistema Solare. 244 pagine.