Nelle prime ore di ieri, il "falcone" della JAXA ha eseguito una complessa manovra mai tentata prima, avvicinandosi a circa 500 metri dall'asteroide NEO e poi rilasciando un dispositivo chiamato SCI (Small Carry-on Impactor). Diciotto minuti dopo, a una distanza di circa 1 km, anche una piccola telecamera (DCAM3) è stata rilasciata e poi la sonda è andata a ripararsi dietro all'asteroide; la complessa coreografia è mostrata di seguito (l'orario è quello giapponese e non tiene conto del tempo di ritardo nella propagazione del segnale):
Credits: JAXA
L'ordigno SCI, privo di motori o di sistemi di controllo dell'assetto e stabilizzato solo dalla lenta rotazione attorno all'asse, si portava al di sotto di 200 metri dalla superficie di Ryugu per poi esplodere e scagliare il proiettile. Dopo l'esplosione, Hayabusa-2 ha continuato ad allontanarsi fino a 100 km dall'asteroide, fotografando eventuali detriti con le telecamere grandangolari.
Struttura schematica di SCI - Credits: JAXA
Credits: JAXA
Quaranta minuti dopo il rilascio, l'esplosivo plastico venive detonato e l'esplosione, propagandosi attraverso una sorta di imbuto, deformava e accelerava un disco di rame. Il proiettile, scagliato in avanti, assumeva una forma ad ogiva (come illustrato nel diagramma qui sotto) e raggiungeva una velocità di ben 2 km/s; dopo circa un decimo di secondo, esso impattava la superficie dell'asteroide creando un cratere che, si stima, è ampio una decina di metri e profondo almeno 1 metro.
In rete qualcuno ha scherzosamente osservato che con questa nuova manovra, la sonda giapponese ha voluto vendicare i dinosauri, sterminati 65 milioni di anni fa da un asteroide 10-15 volte più grande di Ryugu. Invece, le motivazioni erano esclusivamente scientifiche.
Di seguito, la mappa e le immagini del luogo prescelto per l'impatto, denominato S01 e he è stata oggetto della precedente campagna CRA:
L'esperimento SCI; a destra l'ordigno vero e proprio, con il proiettile di rame sul fondo; quella a sinistra è una protezione termica aggiunta prima del lancio - Credit: JAXA.
La telecamera DCAM-3 è l'evoluzione di quelle già utilizzate durante la missione IKAROS, la prima vela solare che abbia navigato nello spazio nel 2010 e che venne rilasciata dalla sonda venusiana Akatsuki. Curiosamente, sebbene le immagini 2048x2048 da essa riprese sono digitali, la trasmissione verso la sonda madre avviene in forma analogica; essa ha funzionato egregiamente durante 4 ore dopo il rilascio, trasmettendo la seguente immagine dell'impatto:
Credits: JAXA
In alto a sinistra c'è una immagine DCAM3 scattata subito dopo l'esplosione di SCI, con uno sbuffo di detriti ingrandito in alto a destra. Sotto, SCI fotografato da Hayabusa2 poco dopo il suo rilascio e, a destra, una immagine grandangolare di Ryugu scattata alle ore 01:26 italiane, durante la fase iniziale di approccio.
Copia della DCAM3 - Credits: JAXA
Nei prossimi giorni, vedremo in dettaglio come è fatto il cratere scavato dal proiettile.
Riferimenti:
http://www.hayabusa2.jaxa.jp/en/
http://www.planetary.org/blogs/jason-davis/what-to-expect-hayabusa2-sci.html