Secondo SATFLARE, il rientro è avvenuto alle 4:14 italiane di domenica, alle prime luci dell'alba, sulla penisola arabica; solo 10 minuti prima, il detrito aveva sorvolato Sardegna e Calabria. Invece altre fonti indicano un rientro ritardato di qualche minuto in pieno Oceano Pacifico, vicino alle Maldive; per ora non si ha notizie di avvistamenti, frammenti recuperati o danni a cose/persone. Aggiorneremo appena ci saranno nuove informazioni. Aggiornamento finale sui grafici nell'articolo.
Non è la prima volta che succede: solo 2 giorni fa, un terzo stadio cinese Chang Zheng 3B, utilizzato per lanciare due satelliti di navigazione nel 2018 e decisamente più piccolo di questo, è rientrato in atmosfera bruciando sull'oceano Pacifico. Inoltre, quasi esattamente un anno fa, un altro vettore 5B fece tremare il mondo, cadendo poi al largo della costa africana occidentale, con diversi frammenti che però si sono spinti ad investire alcuni villaggi della Costa d'Avorio, per fortuna senza fare danni. Stavolta la massa è salita a ben 22 tonnellate, contro le 17,5 di un anno fa.
Come spiegato da Luciano Anselmo, esperto dell'Istituto di Scienza e Tecnologie dell'Informazione del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Isti-Cnr) di Pisa, "nella versione di base del Lunga Marcia 5, lo stadio principale non raggiunge l'orbita e precipita nell'oceano subito dopo aver trasportato il suo carico alla quota voluta; ma la versione 5B viene utilizzata per mettere in un'orbita molto bassa carichi molto voluminosi, come è stato il primo nucleo della stazione spaziale cinese". Dopo avere esaurito tutto il propellente per portare a destinazione un carico eccezionale, naturalmente non è più possibile controllarne il rientro.
Il 5 maggio è apparsa la notizia che le osservazioni radar hanno mostrato che il detrito sta roteando rapidamente su se stesso, segno che forse qualcosa è andato storto durante una manovra (forse un tentativo di de-orbit fallito.
Qui sotto seguiremo, istante per istante, l'evolversi delle previsioni sul momento e sul luogo di caduta, fino all'epilogo che, speriamo, sia incruento come in passato. Il contenuto varierà più volte al giorno e le frasi evidenziate in rosso indicano cambiamenti rispetto al precedente aggiornamento.
Ecco il grafico aggiornato della quota di apogeo e perigeo, ricavata dai "Two Line Elements" pubblicati, in questo caso, dal sito Celestrak. E' anche riportato, in verde, il tasso di decadimento sulla quota media, destinato a crescere ed estrapolato anch'esso nelle prossime ore. Nel primo pomeriggio di sabato, il perigeo era sceso a 140 km e l'apogeo era ormai a 200 km di altezza, con un tasso di decadimento orbitale medio intorno a 1,5 km/h.
Data source: Celestrak (NORAD TLE); orari in Tempo Universale - Processing/plot: Marco Di Lorenzo
Se, finora, a scendere è stata soprattutto la quota di apogeo, adesso l'orbita è divenuta bassa e quasi circolare; pertanto il tasso di decadimento sta crescendo decisamente, perchè l'azione di frenamento è continua e sostenuta durante l'intero periodo di rivoluzione. L'estrapolazione si basa sulla penultima ultima proiezione SatFlare ed è mostrata a tinte più chiare rispetto ai dati misurati.
Nella serata dell'8 maggio, la Protezione Civile dopo aver effettuato una nuova riunione ha diramato il secondo comunicato stampa sull'evento, confermando essenzialmente quanto già affermato il giorno prima e allegando una mappa molto simile alla precedente, come si vede di seguito.
A sinistra, le fasce di pericolo il 7 maggio, a destra l'8 maggio - Credits: ASI/Protezione civile - Processing: Marco Di Lorenzo
Dal primo incontro sono scaturite le seguenti indicazioni utili alla popolazione affinché adotti responsabilmente comportamenti di auto protezione:
- è poco probabile che i frammenti causino il crollo di edifici, che pertanto sono da considerarsi più sicuri rispetto ai luoghi aperti. Si consiglia, comunque, di stare lontani dalle finestre e porte vetrate;
- i frammenti impattando sui tetti degli edifici potrebbero causare danni, perforando i tetti stessi e i solai sottostanti, così determinando anche pericolo per le persone: pertanto, non disponendo di informazioni precise sulla vulnerabilità delle singole strutture, si può affermare che sono più sicuri i piani più bassi degli edifici;
- all’interno degli edifici i posti strutturalmente più sicuri dove posizionarsi nel corso dell’eventuale impatto sono, per gli edifici in muratura, sotto le volte dei piani inferiori e nei vani delle porte inserite nei muri portanti (quelli più spessi), per gli edifici in cemento armato, in vicinanza delle colonne e, comunque, in vicinanza delle pareti;
- è poco probabile che i frammenti più piccoli siano visibili da terra prima dell'impatto;
- alcuni frammenti di grandi dimensioni potrebbero resistere all'impatto. Si consiglia, in linea generale, che chiunque avvistasse un frammento, di non toccarlo, mantenendosi a una distanza di almeno 20 metri, e dovrà segnalarlo immediatamente alle autorità competenti
Qui sopra, il classico diagramma bi-temporale sull'evoluzione del momento previsto del rientro; da esso dipende naturalmente anche il luogo previsto di rientro, che adesso è ancora decisamente indefinito dato che l'incertezza di questa stima (linea verticale tra i due traguardi orizzontali) abbraccia numerose orbite. A parte una previsione da EUSST (in verde), le altre (in rosso) provengono da J.Remis su SATFLARE. Le ultime proiezioni si vanno stabilizzando attorno alle 4:30 ora italiana, con incertezza di ±2 ore; questo fa ancora apparire possibile la fascia che passa per Sardegna e Calabria, dove il razzo dovrebbe passare intorno alle ore 4:05.
Data source: SatFlare/Joseph Remis - Processing/plot: Marco Di Lorenzo
Questa è la mappa globale e la massima probabilità di caduta è ora sull'Australia sud-orientale. Altri siti (come Celestrak) danno per probabile un rientro sul Portogallo o nell'Oceano Indiano, sempre lungo la stessa orbita ma in istanti precedenti.
Credits: SatFlare.com - Processing: Marco Di Lorenzo