Australia, Canada, Giappone, Lussemburgo, Italia, Emirati Arabi Uniti e Regno Unito si sono uniti al programma di esplorazione lunare degli Stati Uniti, firmando l'Accordo Artemis. Questo documento (*), lungo sette pagine, prende il nome dall'omonimo programma spaziale della NASA ed instituisce una serie di principi ai quali dovrebbero aderire i paesi firmatari. Cooperazione, rilascio di dati scientifici, uso delle risorse spaziali, conservazione del patrimonio spaziale… Molte delle linee guida derivano direttamente dall'Outer Space Treaty e dai trattati correlati (per un po' di storia, si consiglia il mio approfondimento su #oggiscienza).

Lo scopo di questi Accordi è stabilire una visione comune attraverso una serie pratica di principi, linee guida e migliori pratiche per migliorare la governance dell'esplorazione civile e dell'uso dello spazio esterno con l'intenzione di far avanzare il Programma Artemis. L'adesione a una serie pratica di principi, linee guida e best practices nello svolgimento di attività nello spazio esterno con lo scopo di aumentare la sicurezza delle operazioni, ridurre l'incertezza e promuovere l'uso sostenibile e benefico dello spazio per tutta l'umanità. Gli Accordi rappresentano un impegno politico nei confronti dei principi qui descritti, molti dei quali prevedono l'attuazione operativa di importanti obblighi contenuti nell'Outer Space Treaty e in altri strumenti.

I principi enunciati in questi Accordi sono destinati ad applicarsi alle attività spaziali civili condotte dalle agenzie spaziali di ciascun Firmatario. Queste attività possono svolgersi sulla Luna, Marte, comete e asteroidi, comprese le loro superfici e sottosuolo, così come in orbita della Luna o di Marte, nei punti Lagrangiani del sistema Terra-Luna e in transito tra questi corpi celesti e luoghi. I Firmatari intendono attuare i principi enunciati in questi Accordi attraverso le proprie attività adottando, se il caso, misure come la pianificazione della missione e meccanismi contrattuali con entità che agiscono per loro conto.

I rappresentanti di tutte le otto nazioni hanno firmato i documenti in una cerimonia virtuale.
"Fondamentalmente, gli accordi mirano ad evitare conflitti", ha detto alla cerimonia Jim Bridenstine, amministratore della NASA. "Questi sono i principi che preserveranno la pace".
"Ora che il testo degli accordi è stato finalizzato, abbiamo l'opportunità di allargare la coalizione a un numero qualsiasi di nazioni che possono partecipare al programma Artemis rispettando i principi degli Accordi", ha commentato Mike Gold che si occupa degli affari internazionali alla NASA. Altri paesi potrebbero aderire entro la fine di quest'anno ma ci sono delle eccezione.

Durante L'International Astronautical Congress del 12 ottobre scorso, Dmitry Rogozin, direttore dell'Agenzia Spaziale russa Roscosmos, ha dichiarato che il Lunar Gateway è troppo "incentrato sugli Stati Uniti" per parteciparvi, nonostante sia prevista l'adesione di partner già cooperanti sulla Stazione Spaziale Internazionale (come Canada, Europa e Giappone). "È probabile che la Russia si astenga dal parteciparvi su larga scala", ha aggiunto.

"La cosa più importante qui sarebbe basare questo programma sui principi della cooperazione internazionale che sono stati utilizzati per far volare il programma ISS", ha specificato nel corso di una conferenza stampa. "Se potessimo tornare a considerare di fare di questi principi la base del programma, anche Roscosmos potrebbe prendere in considerazione la partecipazione [al programma]".

La NASA dal canto suo, si dice sorpresa, perché il modello ISS è già alla base dello sviluppo del Gataway secondo l'Agenzia americana.
"Il Gateway utilizza l'accordo intergovernativo stabilito per la Stazione Spaziale Internazionale", ha risposto Bridenstine. "Tutti i protocolli esistenti sulla Stazione Spaziale Internazionale esisterebbero anche per il Gateway, quindi non credo che sia una sfida". La NASA ha lavorato con ogni partner ISS su memorandum d'intesa (MOU) che estenderebbero l'accordo ISS per l'uso del Gateway. Bridenstine ha detto che, a febbraio, la NASA ha chiesto a Roscosmos di commentare come avrebbe funzionato un potenziale MOU tra le due agenzie. "Stiamo ancora aspettando una loro risposta", ha detto.

Rogozin, però, ha specificato che la Russia vuole assicurarsi che le interfacce di docking del Gateway utilizzino metodi standard, anche se il Roscosmos non parteciperà alla costruzione.
Gli standard per l'aggancio consentirebbero ad Orel, il veicolo spaziale russo di nuova generazione per i voli con equipaggio, di attraccare al Gateway "anche se perseguiremo due programmi autonomi"
Ma la NASA ha già dichiarato pubblicamente di voler perseguire degli standard. Bridenstine ha sottolineato: "Siamo ampiamente d'accordo con Roscosmos sul fatto che abbiamo bisogno di standard internazionali per l'interoperabilità. Non solo per quanto riguarda l'attracco ma anche altre aree, dalle comunicazioni ai sistemi di supporto vitale. L'interoperabilità è uno dei principi degli accordi di Artemis".

Insomma, questo botta e risposta sembra davvero curioso e poco sensato ma forse il vero nodo è che il Gataway, così come tutto il programma Artemis, nasce di fatto da un'idea unilateralmente americana, annunciata sotto il presidente Donald Trump come parte dei piani per riportare gli astronauti americani sulla Luna nel 2024. E anche se ora la NASA sta cercando di coinvolgere altri stati per renderlo "internazionale", per la Russia rimane un compromesso troppo grande da digerire.

Anche la Cina non parteciperà al programma Artemis. Il paese, in questo caso, è escluso a priori dagli Stati Uniti perché, ai sensi del cosiddetto "Emendamento Wolf" nella legge federale, la cooperazione bilaterale con il governo di Pechino è fortemente limitata.  "La NASA, come agenzia, seguirà sempre la legge e la legge in questo momento ci proibisce di impegnare la Cina in attività bilaterali", ha detto Bridenstine.

 

(*) la NASA non ha mai pubblicato la versione originale dell'Accordo Artemis. Quella rilasciata ora è una versione modificata che ha accolto feddback e richieste da parte dei paesi partecipanti.