Il 21 luglio 1969, il modulo di risalita Eagle dell'Apollo 11 è decollato dal Mare della Tranquillità per ricongiungersi con il modulo di comando Columbia in orbita.
Dopo l'attracco, Neil Armstrong e Buzz Aldrin sono tornati nel Columbia da Michael Collins, insieme a 22 chilogrammi di roccia lunare. L'equipaggio ha quindi chiuso il portello e il modulo di comando è tornato sulla Terra. Prima di partire, però, hanno sganciato l'Eagle, lasciandolo in un'orbita retrograda a circa 125 chilometri sopra l'equatore lunare. La NASA ha sempre pensato che quest'orbita fosse instabile e che qualche tempo dopo l'Eagle si sarebbe schiantato sulla superficie del nostro satellite. Ma una nuova analisi, suggerisce che è ancora lassù, essenzialmente nella stessa orbita dove è stato lasciato. E non solo: potrebbe essere ancora visibile dalla Terra da chii, armato di telescopio, avesse la pazienza di cercarlo!

 

Una questione di massa

I geologi planetari sanno da tempo che la massa della Luna non è distribuita uniformemente. Le diverse concentrazioni portano a minuscole variazioni nel campo gravitazionale del nostro satellite che rendono la maggior parte delle orbite lunari a lungo termine, instabili.

Tuttavia, ora abbiamo a disposizione una mappa dettagliata del campo gravitazionale lunare, creata dalle sonde gemelle della NASA GRAIL nel 2012 e questa è stato il punto di partenza per Meador.
D'altra parte, nessuno sa cosa sia successo all'Eagle dopo che la NASA l'ha abbandonato. Quindi, perché non usare questa mappa per capire come deve essere decaduta la sua orbita e dove potrebbe aver colpito la superficie lunare?

 

Crash intenzionali

I moduli di ascesa delle missioni Apollo 12, 14, 15, 16 e 17 sono stati tutti guidati verso un crash controllato sulla Luna per aiutare gli scienziati a calibrare i sismometri che gli astronauti avevano lasciato sulla superficie. Gli astronauti dell'Apollo 13 hanno notoriamente usato il loro modulo di ascesa come scialuppa di salvataggio per tornare sulla Terra. Ma quello dell'Apollo 11 che fine ha fatto?

Meador ha iniziato lavorando con un programma open source chiamato General Mission Analysis Tool sviluppato dalla NASA ed altri collaboratori. Questo software modella la traiettoria di un veicolo spaziale in qualsiasi campo gravitazionale ed è ampiamente utilizzato per simulare missioni nell'orbita terrestre, sulla Luna, su Marte e oltre. Quindi, ha dato in pasto al programma il campo gravitazionale lunare rilevato da GRAIL. Il software modella Eagle come una sfera uniforme e include l'effetto di numerose piccole ma rilevanti forze come l'attrazione gravitazionale della Terra, del Sole e di tutti i pianeti tranne Mercurio. Tenendo conto di tutti questi parametri, calcola come cambia l'orbita di un veicolo spaziale nel tempo.

Può anche includere l'effetto della pressione della radiazione solare e Meador lo ha eseguito con e senza questa forza, scoprendo che aveva uno scarso impatto su Eagle. Naturalmente, però, la stabilità dell'orbita potrebbe essere stata influenzata da un insieme di parametri di partenza del veicolo spaziale come il tempo di disimpegno, la latitudine, la longitudine e l'altitudine, l'angolo di prua e così via. Quindi Meador ha cambiato questi valori di piccole quantità per vedere quale effetto avrebbero avuto sulla stabilità dell'orbita a lungo termine. Ma "utilizzando 100 diverse combinazioni casuali di questi parametri, tutti i risultati hanno mostrato un comportamento simile", ha detto.

 

Eagle ancora vola

Le simulazioni sembrano mostrare che l'orbita di Eagle non era così instabile come ipotizzato.
"Questi esperimenti numerici supportano l'ipotesi che anche con l'incertezza delle condizioni iniziali, la vera orbita di Eagle mostra stabilità a lungo termine e la navicella spaziale non avrebbe impattato sulla Luna a causa degli effetti gravitazionali", ha oncluso Meador.

Tuttavia, il modulo lunare potrebbe aver ceduto per altri problemi, dato che era stato progettato per operare in una missione della durata di soli 10 giorni. Ad esempio, potrebbe essere esploso a causa del combustibile residuo. Ci sono casi ben documentati di satelliti defunti e stadi di razzi esauriti che esplodono nell'orbita terrestre quando il carburante non consumato si accende. Eagle avrebbe potuto soccombere a un destino simile.

Ma se è sopravvissuto, allora il veicolo spaziale dovrebbe essere osservabile oggi, ha detto Meador.
Nel 2009, l'Indian Space Research Organization (ISRO) ha perso il contatto con Chandrayaan-1, un orbiter a forma di cubo grande meno della metà di Eagle. Eppure nel 2016, gli scienziati del Jet Propulsion Laboratory della NASA l'hanno trovato di nuovo usando un radar puntato su un punto esatto dello spazio, sopra la superficie lunare, esattamente dove ci si aspettava che dovesse essere. Secondo Meador, una tecnica simile potrebbe essere usata per trovare Eagle. "Quattro periodi di osservazione di due ore scelti con giudizio, dovrebbero fornire una copertura sufficiente per eventualmente ritrovare uno dei manufatti più importanti nella storia dell'esplorazione spaziale", ha affermato. Non ci resta che attendere: potrebbe essere una scoperta spettacolare!

Lo studio è stato pubblicato su arXiv.