Uno studio pubblicato su Science analizzale alcune rocce incontrate da Perseverance su Marte, che mostrano una significativa interazione con l'acqua liquida e prove coerenti con la presenza di composti organici.

L'esistenza di composti organici (composti chimici con legami carbonio-idrogeno) non è di per sé una prova diretta della vita, poiché possono formarsi anche attraverso processi abiotici. Purtroppo, per essere certi della loro natura bisognerà aspettare che la missione Sample Return li porti sulla Terra e che vengano analizzati dai laboratori terrestri. Però, i risultati hanno implicazioni importanti. Il professor Mark Sephton, del Dipartimento di Scienze della Terra e Ingegneria dell'Imperial,che ha partecipato allo studio condotto dai ricercatori del Caltech insieme a un team internazionale, ha detto: "Spero che un giorno questi campioni possano essere riportati sulla Terra in modo da poter esaminare le prove dell'acqua e della possibile materia organica ed esplorare se le condizioni fossero giuste per la vita nella storia primordiale di Marte".

 

Acqua in movimento

Questa non è la prima volta che dai dati inviati a Terra da Perseverance, gli scienziati identificano composti organici. Il rover ne ha anche raccolto un campione nel delta del cratere, una formazione geologica a forma di ventaglio creata all'intersezione di un fiume e di un lago sul bordo del Jezero molti anni fa. Questa zona è di particolare interesse per gli scienziati perché è un luogo che potrebbe aver preservato tracce di vita antica. I delta si creano quando un fiume che trasporta sedimenti a grana fine entra in uno specchio d'acqua più profondo e più lento. Man mano che l'acqua del fiume si espande, rallenta bruscamente, depositando i sedimenti che trasporta, intrappolando e preservando eventuali microrganismi che possono esistere nell'acqua. Tuttavia, il fondo del cratere, che un tempo avrebbe dovuto ospitare il lago, non è esattamente come gli scienziati pensavano che fosse. Nel fondale, i ricercatori si aspettavano di trovare rocce sedimentarie perché l'acqua deposita strati dopo strati di sedimenti e, invece, Perseverance ha documentato rocce ignee (magma raffreddato) con minerali al loro interno che hanno registrato non solo processi ignei ma un contatto significativo con l'acqua.

Questi minerali, come carbonati e sali, richiedono all'acqua di circolare nelle rocce magmatiche, scavando nicchie e depositando materiali disciolti. In alcuni punti, i dati mostrano la presenza di sostanze organiche all'interno di questi vuoti e crepe potenzialmente abitabili.

La scoperta di SHERLOC

I minerali e i possibili composti organici co-localizzati sono stati scoperti utilizzando SHERLOC (Scanning Habitable Environments with Raman & Luminescence for Organics & Chemicals instrument).
Montato sul braccio robotico del rover, la suite è dotata di una serie di strumenti, tra cui uno spettrometro Raman che utilizza un tipo specifico di fluorescenza per cercare composti organici e vedere anche come sono distribuiti, fornendo informazioni anche su come sono stati conservati.

Bethany Ehlmann, coautrice dell'articolo, professoressa di scienze planetarie e direttrice associata del Keck Institute for Space Studies, ha dichiarato: "Le microscopiche capacità di imaging compositivo di SHERLOC hanno davvero spalancato la nostra capacità di decifrare l'ordine temporale di Marte ambienti del passato”. Mentre il rover si spostava verso il delta, ha prelevato diversi campioni di rocce ignee alterate dall'acqua e li ha conservati nella cache per una possibile futura missione di ritorno. Questi campioni dovrebbero essere portati sulla Terra ed esaminati in laboratori con strumentazione avanzata per determinare definitivamente la presenza e il tipo di sostanze organiche e se hanno qualcosa a che fare con la vita.

Una finestra sull'acqua passata di Marte

Perseverance ha ormai percorso diversi chilometri all'interno del cratere Jezero e i dati rivelano una "storia di fuoco e acqua". Altri tre recenti studi raccontano le scoperte fatte finora.
"Atterrando nel Jezero, stiamo studiando rocce che sono molto più antiche rispetto ad altri siti di atterraggio precedenti, il che ci sta aiutando a capire i tempi più antichi della storia di Marte, quando riteniamo che fosse il più abitabile", ha detto Briony Horgan, scienziato planetario della Purdue University in Indiana e coautore di uno dei nuovi studi. "I nostri dati confermano che l'acqua era ovunque!"

Il rover ha trovato una combinazione di minerali ricchi di ferro, come l'olivina e il pirosseno, che di solito si trovano nelle rocce vulcaniche, oltre a versioni dei minerali che erano stati alterati dall'acqua e dalla salamoia, come l'ematite. La chimica di questi minerali racconta una storia di lava che scorreva incontrando l'acqua più volte. All'inizio l'acqua era calda e, successivamente, salata. Quest'acqua era presente sotto forma di fiumi, laghi, o forse anche di acque sotterranee.

"I risultati di questi studi dimostrano le capacità uniche del rover Perseverance", ha commentato Schuyler Borges, uno scienziato planetario della Northern Arizona University che studia gli analoghi marziani sulla Terra e che non è coinvolto nel team di Perseverance. "Sono particolarmente entusiasti del fatto che l'acqua appaia più volte nel passato di Marte, poiché più acqua significa "più opportunità per la vita di essere coinvolta se esiste"