Cura del corpo: come fare una doccia

 Nelle missioni Gemini e Apollo, la NASA ha scelto la soluzione più semplice: un bagno di spugna. Gli astronauti si sono puliti con un asciugamano, sapone e un po' d'acqua. A differenza delle missioni successive, non c'era modo di conservare l'acqua. Gli astronauti ne potevano usare solo quantità limitate per purificarsi, e ciò significava tornare sulla Terra odorando un po 'meno come le rose'.

Gli astronauti non erano però abituati ad odorare così male e, dato che non vi era tempo per lavarsi, quando sono tornati sulla Terra, si sono spruzzati tantissimo profumo tanto è vero che la cosa è stata imbarazzante per coloro che li hanno accolti al loro ritorno perchè il profumo era davvero forte.

La NASA voleva far sì che in Skylab, la prima stazione spaziale degli Stati Uniti, ci si sentisse un po più come a casa, soprattutto perché gli astronauti vivevano lì per lunghi periodi. Gli ingegneri hanno dovuto aggiungere attrezzature all'interno di uno spazio molto limitato fra cui una toilette ed una doccia.

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Due astronauti della missione Skylab alle prese con la doccia. Crediti: NASA
 

Le docce erano davvero ingombranti. Per assicurarsi che non fluttuassero via, gli astronauti mettevano i piedi nei poggiapiedi alla base della doccia. Quindi attaccavano una bottiglia di acqua portatile pressurizzata al soffitto, collegata a un tubo flessibile ed una doccetta.

Successivamente tiravano fuori dal pavimento una parete cilindrica attaccandola al soffitto. Poi arrivava il momento della doccia! L'astronauta si insaponava con un sapone liquido ed iniziava a spruzzare acqua dalla doccetta. Nel frattempo gli altri dovevano aspirare la schiuma e l'acqua in un bidone di raccolta in quanto sia l'acqua che la schiuma potevano rappresentare un pericolo per l'elettronica e gli strumenti sulla stazione spaziale.

La NASA aveva rigorosamente razionato acqua e sapone liquido sullo Skylab: ogni astronauta aveva ricevuto meno di 3 litri di acqua per doccia. Alcuni astronauti ritenevano che il processo fosse scomodo. Ad altri piaceva avere le comodità della Terra mentre si trovavano nello spazio.

Il primo astronauta che usò la doccia, Paul Weitz, riferì: "Ci è voluto un bel po' più di tempo di quanto mi aspettassi, ma sono uscito con un buon odore,". Il tempo infatti per eseguire una doccia sullo Skylab era di due ore dall'inizio alla fine di tutte le operazioni.

Sullo shuttle, per via anche di missioni molto più brevi, non vi era alcuna doccia ma gli astronauti si lavavano con un panno imbevuto da passare sul corpo.

Anche i Russi provarono sulla MIR una specie di doccia. Sembrava una buona idea sulla Terra ma i cosmonauti l'hanno trovata piuttosto inutile: l'acqua galleggiava intorno e non aiutava a pulire il corpo. Così anche sulla MIR hanno adottato le salviette imbevute.

I Russi hanno anche avuto a bordo della MIR una vera e propria sauna detta “banya” russa. Alcuni cosmonauti hanno persino portato delle scope da bagno sulla stazione, indispensabili per una buona ripulita della pelle, e le hanno anche usate. La sauna è piaciuta molto ai cosmonauti che avevano chiesto che fosse installata anche sulla ISS ma la NASA non ha voluto in quanto avrebbe consumato troppa energia e acqua.

sauna russa da un museo

La sauna Russa esposta in una exibition. Crediti: zavodfoto.ru

Sulla ISS invece la vita è più semplice: naturalmente, in un contesto dove l'acqua è rara, ci si lava, ma niente sprechi come sulla Terra (bisogna utilizzare la preziosa risorsa anche per idratare i cibi). Gli astronauti quindi in questa ottica non fanno la doccia ma usano piuttosto sapone liquido, acqua e bagnoschiuma senza risciacquo.

Questo bagnoschiuma, che non deve essere risciacquato, è stato originariamente sviluppato per i pazienti ospedalieri che non potevano fare la doccia. Gli astronauti spremono sapone liquido e acqua dai sacchetti direttamente sulla pelle e poi spalmano e grattano lo sporco con delle salviettine imbevute.

Esistono poi degli asciugamani di dimensioni ridotte ma ad alto assorbimento per pulire l'acqua in eccesso. Il sistema di aria condizionata raccoglie la condensa sia dall'asciugamano che dai capelli e la rimette nel sistema di recupero d'acqua. Questa acqua viene recuperata e trasformata in acqua potabile.

Al momento, gli astronauti possono recuperare oltre il 70% dell'acqua e i ricercatori della NASA stanno lavorando con dimostratori tecnologici per aumentare tale valore oltre il 95%.

 

Il Parrucchiere della ISS

Se si vogliono tagliare i capelli occorre prima lavarseli.

Sappiamo che non esistono regolamenti appositi sulla ISS e quindi ognuno può portare capelli e barba come la porta sulla Terra. Viene però consigliato di non portare i capelli troppo lunghi, per quanto riguarda le donne, e una barba molto folta, per gli uomini.

Lavarsi i capelli è eseguito quasi nel medesimo modo del corpo con uno shampoo in busta da passare sui capelli, shampoo che non ha bisogno di essere risciacquato e dopo un asciugamano sempre per il recupero dell'acqua in eccesso.

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L'ingegnere di volo di Expedition 36 mostra come lavare i capelli nello spazio. Crediti: NASA

Occorre sapere che la crescita dei capelli rallenta quando si è nello spazio in condizioni di microgravità. Si è scoperto che i geni che la regolano sono in qualche modo inibiti per cui gli astronauti devono tagliare i capelli più raramente che sulla Terra, Il taglio dei capelli viene eseguito dopo il lavaggio ed occorrono due astronauti.

Un astronauta si occupa di tagliare i capelli con delle forbici o con un rasoio l'altro invece prende il tubo aspiratore e cerca di catturare tutti i capelli che vengono tagliati in modo che niente vada a depositarsi o fluttui per la stazione.

La crescita dei capelli viene seguita con attenzione perché è sintomo di buona salute e la lentezza potrebbe essere segno di carenza di vitamine, o stress e nei casi peggiori problemi di tiroide o diabete. Per questo l'aspirazione, oltre che evitare che i frammenti di capello vaghino per tutta la Stazione e vengano persino casualmente ingeriti, può essere comoda per testare alcuni aspetti della salute dell'astronauta.

L'astronauta Clayton C. Anderson ha dichiarato che i russi sono avvantaggiati perché a loro fanno un piccolo corso su come farsi un taglio decente, mentre agli americani no. Di conseguenza, gli americani tendono a usare un taglio cortissimo, militare, che Anderson chiama "un taglio alla Buzz" (Aldrin) per minimizzare i difetti e facilitare il taglio.

 

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L'astronauta di ESA Thomas Reiter taglia i capelli del cosmonauta  Mikhail Tyurin nel modulo Zarya sulla ISS. Crediti: ESA

La rasatura di barba (o peli del corpo) invece è simile a come si fa a sulla Terra, quindi richiede il classico rasoio e crema da barba, o rasoio elettrico. Nessun sistema di aspirazione dei peli tagliati. Unica accortezza riguarda la scarsità d'acqua, per cui per pulire il rasoio di tanto in tanto si usano salviette umidificate.

 

Igiene personale

Anche gli astronauti si lavano i denti utilizzando uno spazzolino proprio come noi sulla Terra. La Nasa, ne fornisce uno regolamentare, ma non è vietato portare il modello che si preferisce.

Il dentifricio è invece commestibile e viene inghiottito dopo avere lavato i denti e per pulirsi la bocca si utilizza una salvietta umida. Gli astronauti devono lavarsi i denti tenendo la bocca il più possibile chiusa per evitare che il dentifricio voli via.

Praticamente si prende lo spazzolino ed una sacca di acqua. Si fa uscire una piccola bolla di acqua dalla sacca e dobbiamo stare attenti che non se ne vada in giro ma rimanga sulla cannuccia. A questo punto prendiamo lo spazzolino e con le setole raccogliamo tutta la bolla di acqua in questo modo le setole sono umide ma dobbiamo togliere l'acqua quindi la beviamo. Adesso prendiamo il dentifricio e ne mettiamo un poco sulle setole e ci laviamo i denti normalmente. Dopo aver lavato i denti per il tempo necessario ingoiamo il dentifricio, che è commestibile. Dopo prendiamo un poco di acqua dalla nostra sacca e la mettiamo in bocca ed immergiamo nella bocca lo spazzolino per pulirlo.

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L'astronauta canadese Chris Hadfield, comandante della ISS durante la Expedition 35, dimostra come si lavano i denti nello spazio. Crediti:  CSA ASC

Anche le unghie vanno tagliate ed in microgravità non è certo un compito facile. Ovviamente quando gli astronauti lo fanno non desiderano spargere frammenti di unghie intorno alla cabina quindi la cosa più semplice in realtà è svolgere questa operazione proprio vicino a una griglia in modo che i frammenti di unghie che tagliano vengano immediatamente risucchiati da questa griglia di aspirazione.

Si possono utilizzare anche le lenti a contatto ma bisogna fare attenzione (e cercare di non consumare troppe salviettine per pulirsi le mani).

Per quanto riguarda il ciclo l'astronauta italiana Samantha Cristoforetti spiega:“Le mestruazioni nello spazio si gestiscono come a terra. Abbiamo un’ampia disponibilità di assorbenti e tamponi per tutte le esigenze e preferenze”. Ha poi aggiunto che “Tuttavia, qui a bordo abbiamo anche un’unità di trattamento delle urine. Questa ricicla l’urina in acqua potabile e che si chiama UPA. Non funziona molto bene con il sangue mestruale. Quindi devi fare un po’ di attenzione”. Infine Samantha ha spiegato che questo è uno dei motivi per cui molte astronaute decidono di usare una pillola ormonale o dei dispositivi intrauterini proprio per evitare di avere le mestruazioni mentre si trovano nello spazio.

 

La lavanderia della ISS

Nello spazio e quindi sulla ISS non si possono lavare i vestiti. Né con una lavatrice ad acqua tradizionale, né a secco. Per cui quando gli astronauti hanno finito di indossare i loro abiti questi sono “smaltiti” tramite uno dei veicoli cargo che rientra in maniera distruttiva nell’atmosfera: ATV (Agenzia Spaziale Europea), Cygnus e Dragon Cargo (NASA), HTV (Agenzia Spaziale Giapponese), oppure Progress (Roscosmos).

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L'astronauta di Expedition 67, Kiell Lindgren, è fotografato all'interno del cargo Cygnus pieno di rifiuti. Crediti: NASA

Come potete immaginare, in questa situazione gli astronauti non possono cambiare gli indumenti con la stessa frequenza con cui noi siamo soliti farlo sulla Terra. Per esempio, hanno soltanto sei paia di pantaloni per tutta la missione, quindi un paio al mese. Fortunatamente per altri tipi di indumenti la dotazione è un po’ più generosa. La dotazione standard è raccolta in cosiddetti “bricks” (mattoni), che sono quanto spetta a ciascun astronauta per due settimane. Ciascun “brick” contiene 7 slip, 2 magliette, 2 pantaloncini e una maglietta da sport, 3 paia di calzini e, per le donne, 1 reggiseno (o canottiera, se preferita) e due reggiseni sportivi. Possono anche avere una decina di magliette con i loghi delle spedizioni e un paio di felpe.

Contrariamente a quanto potete pensare, l'indumento che è più ricercato sulla Stazione sono i calzini. Ci sono due motivi importanti per indossare questo indumento: il primo riguarda il ricambio di cellule morte che potrebbe causare malfunzionamenti al sistema di riciclaggio dell'aria intasando i filtri. La seconda ragione è pratica in quanto si usano anche i piedi per agganciarsi ai vari supporti, incastrandoli sotto alle barre metalliche posizionate un po' ovunque sulla ISS. Senza i calzini si finirebbe per avere delle dolorose escoriazioni o ematomi al collo del piede.

 

Make-up

Da quando le donne fanno parte del mondo astronautico si è pensato che desiderassero truccarsi. Purtroppo coloro che ci hanno pensato, nel 1978, erano tutti maschi ed i loro goffi tentativi di gestire, a quel tempo, una novità del genere, portarono a creare una trousse di trucchi destinata alle astronaute.

Nel suo tweet l'astronauta Sally Ride tiene a commentare: "Gli ingegneri della NASA, nella loro infinita saggezza, hanno deciso che le donne astronaute avrebbero voluto il trucco, quindi hanno progettato un kit per il trucco... Puoi solo immaginare le discussioni tra gli ingegneri, prevalentemente maschi, su cosa dovrebbe essere posto in un kit per il trucco”

Vi domanderete che cosa contenesse questo kit.

L'elenco è presto fatto: eyeliner, mascara, ombretto, struccante per gli occhi, fard, lucida labbra. Qualsiasi donna da questo elenco capisce che per gli uomini il trucco delle donne deve essere quello degli occhi e, soprattutto, doveva essere molto pesante. Il risultato fu un evidente squilibrio nella scelta degli elementi.

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La trousse del 1978 completa di quanto pensavano fosse necessario. Crediti: Unibo.it

Un kit non solo incompleto ma anche poco utile e frutto di sessismo di fondo che, ancora una volta, mostrava una grande insensibilità nei confronti delle astronaute.

Questa trousse non fu mai portata a bordo di nessun veicolo spaziale.

Il kit per il trucco del 1978 non è stata l'unica volta in cui la NASA è inciampata mentre cercava di capire i bisogni delle donne astronaute. Gli ingegneri, quasi tutti maschi, hanno sbagliato ancora quando hanno chiesto a Ride se 100 tamponi sarebbero stati sufficienti per una missione di una settimana nello spazio. "Non sarebbe il numero giusto," ha risposto la Ride.

La NASA non è l'unico posto in cui le donne nel settore spaziale hanno dovuto far fronte a presunzioni di genere come queste. Nel 2015, un equipaggio di sei scienziate russe ha completato un esperimento di otto giorni in cui sono state rinchiuse in un finto veicolo spaziale per simulare il viaggio nello spazio. L'equipaggio è stato interrogato su come sarebbero sopravvissuti agli otto giorni senza uomini e trucco (domanda seria), e l'astronauta Anna Kussmaul ha risposto, con uno spesso strato di sarcasmo, "Non so come sopravviveremo senza shampoo. Perché anche in questa situazione, vogliamo davvero rimanere belle".

La situazione sta cambiando e quindi adesso vediamo che alcune donne astronaute preferiscono truccarsi nello spazio e altre preferiscono non preoccuparsene.

Il kit da viaggio viene fornito vuoto sia agli uomini che alle donne.

porta makeup

Il kit da viaggio fornito vuoto. Crediti: NASA 

Dal momento che tutto deve essere fissato nello spazio altrimenti va in giro, il kit ha elastici e sacchetti per contenere rossetto, eyeliner, mascara, fondotinta e altri oggetti. Si piega come un portafoglio con strisce di chiusura in velcro.

 

Il futuro

Si pone un problema già adesso in quanto solo tre membri dell'equipaggio che vivono un anno sulla ISS consumano 660 chilogrammi di vestiti. Ma in vista di viaggi più lunghi verso Marte, con un volo di due anni, con sei membri di equipaggio, si potrebbero sfiorare le sei tonnellate.
La NASA ha già finanziato una ricerca sui metodi per lavare i vestiti senza acqua ed utilizzare indumenti antimicrobici che potrebbero essere indossati più a lungo in quanto realizzati con fibre anti odore Infatti i vestiti sporchi si accumulano sulla ISS portando un problema di peso e di lanugine delle fibre di cotone che potrebbero ostruire i filtri senza contare l'odore che questi indumenti sporchi e sudati portano sulla stazione.
Già nel 2017 una rivista russa dell'industria spaziale aveva pubblicato un articolo di alcuni ricercatori che stavano cercando di costruire una lavatrice da utilizzare sulla ISS. Questo progetto si rincorre di anno in anno con l'idea di impiegare anidride carbonica invece che acqua, la stessa prodotta dalla respirazione degli esseri umani. Una tecnologia speciale trasformerebbe il gas in un liquido ad alta pressione capace di pulire i vestiti. Per ora non si hanno ulteriori dettagli su questo progetto né sul design della lavatrice spaziale.

 

Turismo spaziale

Occorre anche pensare a cose un po' più terrene in quanto si avranno dei viaggiatori spaziali un po' differenti: i turisti e soprattutto le donne turiste.

Pensiamo che le aziende cosmetiche sono, ad oggi, quelle che maggiormente ricercano nuove soluzioni per rendere la pelle sempre più giovanile, priva di macchie e di rughe.

Questo perchè il pubblico che usa i prodotti si è allargato notevolmente e quindi anche i ricavi si sono moltiplicati.

La cura della pelle quindi non sarà più roba da fantascienza e spingerà le aziende cosmetiche a sviluppare prodotti adatti alla vita in condizioni di microgravità.

Le radiazioni cosmiche e la mancanza di gravità hanno un effetto drammaticamente dannoso sulla pelle ed andare nello spazio significa invecchiamento precoce della cute.

L'azienda 111Skin è nata quando il suo fondatore, il chirurgo estetico Dr Yannis Alexandrides, ha iniziato a lavorare con due scienziati del programma spaziale sovietico per sviluppare una crema che potesse aiutare i suoi pazienti a guarire dopo l'intervento chirurgico e ridurre la comparsa di cicatrici. Essere nello spazio fa invecchiare la pelle a un ritmo iper-accelerato e, comprendendo come gli scienziati stavano proteggendo la pelle dei loro astronauti, Alexandrides è stato in grado di sviluppare una formula che ha prodotto gli stessi risultati intensamente riparatori qui sulla terra.

"Gli scienziati erano responsabili del benessere degli astronauti", afferma Alexandrides. “Quindi erano responsabili del cibo, degli integratori e della protezione da qualsiasi danno alla salute. Lo spazio è un ambiente molto ostile ed è molto dannoso per la pelle. L'assenza di atmosfera significa che la radiazione cosmica è molto intensa e provoca l'immediato invecchiamento della pelle." Ha senso, quindi, aggiunge, che gli scienziati fossero nella posizione migliore per contrastare questi effetti, poiché avevano "accesso a informazioni che non avevano altri'. Da qui creme anti-invecchiamento e anti-rughe che vediamo negli scaffali delle profumerie.

Numerose altre aziende stanno investendo in formulazioni progettate specificamente per l'uso nello spazio. Ad esempio, la giapponese Pola Orbis ha collaborato con Ana Holdings per sviluppare quella che sarà la prima linea di cosmetici amica dello spazio.

Nel frattempo, la società di lavanderia americana Tide sta lavorando con la Nasa per creare soluzioni di lavanderia per lo spazio, con gli astronauti che testano salviette e penne antimacchia presso la Stazione Spaziale Internazionale.

L'anno scorso il gruppo Colgate-Palmolive ha persino inviato soluzioni per ottenere l'igiene orale senz'acqua nello spazio.Colgate X ISS National Lab

Lo speciale patch creato dalla Colgate per il progetto senza acqua. Crediti: Colgate Palmolive

 Le soluzioni per la bellezza spaziale esistono già qui sulla terra, con marchi di tecnologia per la cura della pelle come Foreo hanno creato prodotti per pulire efficacemente la pelle senza l'uso di acqua. La sua popolare gamma di dispositivi Luna utilizza setole massaggianti in silicone per rimuovere fino al 99,5% delle impurità con poca o nessuna acqua. Nel frattempo, le classiche maschere in tessuto offrono un modo liquido e senza crema per idratare la pelle oltre l'orbita terrestre.

Un mondo di aziende si sta facendo avanti per rendere la pelle non solo pulita ma protetta dai pericoli dello spazio con ricadute anche sulla Terra. Se volete approfondire questo argomento potete trovare un interessante articolo qui.