Nel 2012 il team della missione Voyager 1 aveva annunciato che la sonda era ufficialmente diventata il primo veicolo spaziale costruito dall'uomo ad aver raggiunto lo spazio interstellare.
Dopo una serie di notizie contrastanti, infatti, i dati mostravano che la Voyager stava viaggiando, da circa un anno, nel plasma, o gas ionizzato, presente nello spazio interstellare. La sonda si trovava dunque in una sorta di zona di transizione, sempre all'interno del nostro Sistema Solare, ma al di fuori dell'eliosfera, ossia di quella gigantesca bolla dominata dal campo magnetico della nostra stella e dal vento solare.
Negli ultimi anni, la ricerca di pianeti extrasolari potenzialmente abitabili ha fatto passi da gigante ma non abbastanza. Siamo in grado di scoprire mondi simili alla Terra, nella zona abitabile della loro stella, dove l'acqua liquida potrebbe esistere ma i nostri strumenti non sono abbastanza potenti da confermare la presenza di vita.
Gliese 832 è una delle stelle della costellazione della Gru, una costellazione meridionale, a soli 16 anni luce da noi.
E' una nana rossa, grande circa la metà del nostro Sole per massa e raggio e, in una notte con buona visibilità, potrebbe essere osservata con un telescopio amatoriale.
Da ieri questa stella, già nota per ospitare un pianeta gioviano freddo, Gliese 832b, scoperto nel 2009, è diventata sicuramente più popolare perché un gruppo di astronomi ha annunciato di aver individuato un pianeta, Gliese 832c, nella sua orbita che potrebbe essere uno dei miglior candidati per supportare la vita.
Grazie agli sforzi congiunti delle agenzie spaziali NASA ed ESA, gli scienziati hanno trovato la prova che l'azoto presente nell'atmosfera di Titano, la grande luna di Saturno, si è formato in condizioni simil a quello della fredda culla delle antiche comete, la Nube di Oort, l'ipotetica bolla sferica che avvolge il Sistema Solare fino a 100.000 unità Astronomiche.
La scoperta esclude, così, la possibilità che gli elementi base dai cui è nata la luna si siano aggregati all'interno del disco caldo di materiale che circondava Saturno nel momento della sua formazione.
La recente scoperta di tre nuovi oggetti ai confini del Sistema Solare, il pianeta nano 2012 VP113 con il perielio maggiore ad oggi conosciuto, 2013 FY27 e 2013 FZ27 membri della fascia di Kuiper, ha portato gli astronomi a teorizzare ancora una volta la presenza di un corpo planetario massiccio agli angoli più remoti del nostro Sistema Solare.
Il 23 maggio, C. Jacques, E. Pimentel & J. Barros, del SONEAR Observatory, hanno annunciato la scoperta di un nuovo asteroide di 192 metri di diametro, ufficialmente designato come 2014 KM4 che, per la sua traiettoria presunta, ha già iniziato a far parlare di sé.
Fa parte della famiglia asteroide Apollo, caratterizzati da un'orbita con semiasse maggiore superiore ad una unità astronomica e un perielio (q) inferiore alla distanza della Terra all'afelio (q <1.017 AU).
Utilizzando i dati della sonda della NASA Cassini rilevati per la grande luna di Saturno, Titano, gli scienziati hanno trovato un modo per studiare le complesse atmosfere nebbiose che spesso avvolgono e nascondono i pianeti extrasolari.
Il lavoro è stato eseguito da un team guidato da Tyler Robinson, ricercatore presso l'Ames Research Center della NASA a Moffett Field, California.
Un team di ricercatori, che si sta occupando di studiare i campioni lunari riportati sulla Terra dagli astronauti dell'Apollo 17, ha scoperto che, rocce provenienti da luoghi diversi sulla Luna, contengono concentrazioni di acqua differenti.
Il loro lavoro è stato pubblicato sulla rivista Nature Geoscience.
Un team di ricercatori guidato dall'astronomo Ivan Ramirez dell'Università del Texas, ad Austin, ha identificato il primo "fratello" del nostro Sole, una stella che quasi certamente è nata dalla stessa nube di gas e polveri.
Il nuovo studio verrà pubblicato sul numero del 1 giugno della rivista The Astrophysical Journal.
I telescopi della NASA Wide-field Infrared Survey Explorer (WISE) e Spitzer hanno individuato quella che sembra essere la nana bruna più fredda conosciuta finora, gelida come il Polo Nord terrestre.
La nuova scoperta si guadagna anche il titolo del quarto sistema più vicino al nostro, trovandosi solo a 7,2 anni luce di distanza.