Loeb ha pubblicato la notizia il 21 giugno nel suo diario di bordo, includendo una foto di alcuni strani minuscoli oggetti, di appena circa 0,3 millimetri. E ha aggiunto altre immagini nei post seguenti.

Nel 2014, un oggetto interstellare, cioè proveniente da un altro sistema stellare, ha attraversato i cieli della Terra come una meteora, per poi schiantarsi nell'Oceano Pacifico vicino alla Papua Nuova Guinea. Loeb, che ha anche messo in dubbio l'origine naturale di 'Oumuamua, un altro oggetto interstellare avvistato nel 2017, sta setacciando il fondale oceanico con un grande magnete per cercare di raccogliere prove decisive.

L'astronomo ha trovato finora pezzi di filo, minuscoli frammenti di alluminio, cenere vulcanica e misteriose sferule metalliche.


Alla ricerca di prove aliene

A bordo della nave Silver Star, Loeb e la sua squadra stanno cercando tracce di quella che viene chiamata CNEOS 2014-01-08 (IM1), ampiamente consideratala prima meteora interstellare conosciuta.
L'oggetto entrò nell'atmosfera terrestre l'8 gennaio 2014 alle 17:05:34 UTC, solcando i cieli della Papua Nuova Guinea con una velocità di 45 chilometri al secondo, esplodendo nella stratosfera a quasi 19 chilometri di altezza e a un centinaio di chilometri dalla costa dell'isola di Manus. L'evento rilasciò un'energia equivalente a 110 tonnellate di tritolo. A quel tempo, tuttavia, alcuni dati sulla traiettoria della roccia erano stati tenuti segreti dal DoD e l'origine dell'oggetto è stata confermata solo di recente. Il Progetto Galileo ha ricevuto finanziamenti i per oltre un milione di dollari per recuperarne i frammenti a 1,7 chilometri di profondità nel fondale oceanico.

La ricerca di Loeb per i resti dell'oggetto è iniziata il 14 giugno 2023. Loeb aveva lavorato in precedenza, insieme al collega Amir Siraj, per restringere l'area di ricerca a 16 chilometri quadrati all'interno della zona di 120 chilometri quadrati definita dalle coordinate del DoD.

 
Cosa sono queste sferule?

 Finora, il team ha trovato più di 15 oggetti, incastonati nella cenere vulcanica. Sono davvero minuscoli, la maggior parte è di circa 0,3 millimetri di diametro e altri sono leggermente più piccoli.

"È difficile identificare visivamente o separare con una pinzetta sferule inferiori a 0,25 millimetri, quindi stiamo usando una maglia di queste dimensioni", spiega il team.
Loeb stima che la rottura della meteora abbia prodotto almeno 10.000 sferule più grandi di un quarto di millimetro.
"Dato che la larghezza della slitta [magnetica] in scala metrica è circa mille volte inferiore alla larghezza del campo [di detriti] previsto per IM1, ho stimato che IM1 deve aver prodotto circa diecimila sferule più grandi di un quarto di millimetro. Questo numero concorda con il valore atteso da un modello teorico dettagliato che ho pubblicato un anno fa con gli studenti Amory Tillinghast-Raby e Amir Siraj", ha scritto Loeb. Inoltre, potrebbe esserci anche polvere di IM1 mescolata alla cenere vulcanica.

loeb sferule 1

In uno dei post più recenti, Loeb ha dichiarato che la sferula candidata più grande trovata finora, ha un diametro di 0,6 millimetri, il doppio delle altre. Loeb ha anche scritto che, non essendo sicuri sulla natura del ritrovamento, hanno eseguito una prima analisi di fluorescenza a raggi X (XRF). I risultati hanno mostrato principalmente ferro e oligoelementi utilizzati nei semiconduttori. "Questa sfera dall'aspetto di emoji alieno faceva parte di un circuito elettronico?", si chiede Loeb. Ovviamente saranno necessarie analisi di follow-up.

loeb sferule 2

Sferule simili sono già state trovate prima nei luoghi di grandi impatti meteorici ma queste sembrano avere una composizione particolare.
Secondo l'analisi iniziale, Loeb ha dichiarato: "Abbiamo trovato una composizione prevalentemente di ferro con un po' di magnesio e titanio ma senza nichel. Questa composizione è anomala rispetto alle leghe prodotte dall'uomo, agli asteroidi noti e alle fonti astrofisiche familiari". Eppure il nichel è comune nei meteoriti del Sistema Solare: "Più del 95% di tutti i meteoriti contiene metallo ferro-nichel (FeNi). Di conseguenza, i meteoriti hanno concentrazioni di nichel che sono molto maggiori di quelle di quasi tutte le rocce terrestri".

 Al termine della spedizione, Loeb farà analizzare le sferule e altro materiale nei laboratori di Harvard.

loeb sferule 3

43 sferule presumibilmente di IM1 recuperate dal fondale dell'Oceano Pacifico.


Aliene sì ma non artificiali

 Per essere chiari, Loeb, per quanto possa sembrare esuberante, non sta dichiarando (apertamente) che queste sferule sono frammenti di un'astronave aliena ma solo che provengono da un oggetto interstellare.

"Complessivamente, le notevoli scoperte delle sferule IM1 da parte del nostro team aprono una nuova frontiera di scoperta per la composizione materiale delle meteore interstellari. Questa frontiera potrebbe gettare nuova luce sull'evoluzione dei sistemi esoplanetari e sulla possibile esistenza di oggetti spaziali tecnologici di altre civiltà. Lo spirito collaborativo e il cameratismo stabiliti attraverso questa missione di successo hanno gettato solide basi per le successive spedizioni della stessa squadra negli anni a venire".