Il MI è una camera a fuoco fisso montata all'estremità del braccio dei rover.

Acquisisce immagini con una risoluzione di 30 μm per pixel, con una banda spettrale da 400 nm a 700 nm.

Il Microscopic Imager ha una profondità di campo relativamente piccola (+/- 3 mm) e lavora ad una distanza di 63 cm dal soggetto. Quindi per avere un'immagine definita, il braccio del rover esegue dei "sobbalzi" (in genere 3 o 4), di circa +/- 3 mm, in direzione ortogonale rispetto all'area presa in esame, scattando le foto. In questo modo ad ogni scatto viene messa a fuoco un'area diversa dell'immagine e, sovrapponendo poi i vari scatti, si ottiene il risultato più definito.

A titolo di esempio, nell'immagine di apertura, sono stati riportati alcuni riferimenti.

Ora che abbiamo chiarito i termini dimensionali, forse è possibile azzardare interpretazioni più concrete.

A nostro avviso, in molte delle immagini del Microscopic Imager, i rover non hanno ripreso solo rocce e strutture cristalline ma forme di vita. Forme di vita semplici, microrganismi o strutture micotiche. Forme di vita elementare che ormai, sappiamo per certo, sono in grado di svilupparsi e vivere anche in condizioni ambientali estreme. Alla fine, su Marte c'è acqua e luce a sufficienza affinchè la vita possa esistere: basta poi ricordare l'esperimento portato avanti sulla Stazione Spaziale Internazionale, durante il quale alcuni cianobatteri (OU-20) terrestri sono stati esposti al vuoto dello spazio, a cambi repentini di temperature, ai raggi cosmici e alla luce UV per 553 giorni, sopravvivendo.

Analizzando anni di immagini dei rover, abbiamo notato texture ricorrenti (filamenti, una sorta di pistilli e strutture trasparenti), affiancare qualche elemento più complesso.

Ecco uno dei tanti esempi disponibili nel nostro album su Flickr nella sezione Berries and around... (munirsi di occhiali 3D):

OPPORTUNITY sol 2678 MI anaglyph
"Courtesy NASA/JPL-Caltech." processing 2di7 & titanio44