La luce prodotta dall'accrescimento del buco nero può creare giochi di ombre e di luce visibili in tutta la galassia ospite. L'effetto, simile a quanto vediamo a volte durante il crepuscolo sulla Terra, sarebbe stato immortalato nelle immagini riprese dal telescopio spaziale Hubble.
A dispetto del Nobel per la Fisica appena conferito per gli studi sul buco nero al centro della Via Lattea, al suo posto potrebbe esserci un agglomerato di materia oscura fatta di fermioni!
L'ormai celebre buco nero supermassiccio di M87, il primo e per ora unico ad essere stato "fotografato", ha rivelato sottili cambiamenti da un anno all'altro.
Le attuali antenne per onde gravitazionali potrebbero rivelare l'emersione di un buco nero da uno di questi ipotetici passaggi spaziotemporali e il segnale prodotto avrebbe una forma caratteristica, invertita rispetto a quella dei classici merging.
Nello studio "Searching for Black Holes in the Outer Solar System with LSST", pubblicato sulla rivista The Astrophysical Journal Letters, due ricercatori di Harvard propongono un modo per scoprire se ai confini del Sistema Solare esiste davvero un buco nero grande quanto un pompelmo con una massa da cinque a dieci volte quella della Terra.
Più si è grandi e più si ha appetito, questa regola vale anche per i buchi neri. SMSS J2157–3602, a circa 12 miliardi di anni luce dai noi, sembra essere uno dei più affamati e, per riempirsi la pancia, ha bisogno di divorare l'equivalente di una massa solare ogni giorno.
Grazie a Spitzer, osservato il passaggio di un buco nero attraverso il disco di accrescimento di un altro buco nero, entrambi supermassicci...
I profili di queste righe spettrali, osservati nella luce di una stella di magnitudine 5,3 nella costellazione del telescopio, mostrano che si tratta di una stella doppia spettroscopica, in cui la componente più interna ruota a sua volta attorno ad un buco nero di massa stellare, il più vicino conosciuto essendo a soli 1000 anni luce da noi.
Seguendo il moto di due stelle visibili dalla Terra anche ad occhi nudo, un team di astronomi dell'ESO ha scoperto l'esistenza di un buco nero che attualmente risulta essere il più vicino al nostro Sistema Solare.
A distanza di anno dalla famosa foto del buco nero M87, gli scienziati propongono un metodo per renderla ancora più nitida estendendo il progetto Event Horizon Telescope (EHT).
La pubblicazione ripercorre le gesta della missione interplanetaria NASA / ESA / ASI Cassini–Huygens, che esplorò Saturno e le sue lune dal 2004 al 2017. Le principali fasi del progetto, del lungo viaggio durato sette anni e della missione ultradecennale sono raccontate con semplicità e passione allo scopo di divulgare e ricordare una delle imprese spaziali robotiche più affascinanti ideate dall’uomo. Le meravigliose foto scattate dalla sonda nel sistema di Saturno, elaborate e processate dall’autrice, sono parte centrale della narrazione. Immagini uniche che hanno reso popolare e familiare un angolo remoto del nostro Sistema Solare. 244 pagine.