Un team di ricercatori, guidato da Nadja Drabon, geologa della Terra primordiale e professoressa associata presso il Dipartimento di Scienze della Terra e dei Pianeti, ha minuziosamente studiato il sito di impatto denominato "S2" che si è formato circa 3,26 miliardi di anni fa nella cintura di Barberton Greenstone in Sud Africa.

All'epoca "non si era ancora formata alcuna forma di vita complessa e era presente solo la vita unicellulare sotto forma di batteri e archea", ha detto Drabon. "Gli oceani probabilmente contenevano un po' di vita ma non quanta ne contenessero oggi, in parte a causa della mancanza di nutrienti. Alcune persone descrivono persino gli oceani archeani come "deserti biologici". La Terra archeana era un mondo acquatico con poche isole sporgenti. Doveva essere uno spettacolo curioso poiché gli oceani erano probabilmente di colore verde per via delle acque profonde ricche di ferro".

Il meteorite S2, che si stima fosse fino a 200 volte più massiccio di quello di Chicxulub che uccise i dinosauri, scatenò uno tsunami che mescolò l'oceano e scaricò detriti dalla terraferma sulle zone costiere. Il calore dell'impatto fece bollire lo strato più superficiale del mare, riscaldando anche l'atmosfera. Una spessa nuvola di polvere ricoprì tutto, bloccando qualsiasi attività fotosintetica in atto.

Ma i batteri sono resistenti e, in seguito all'impatto, secondo l'analisi, si sarebbero ripresi rapidamente. Quindi, si verificarono bruschi picchi nelle popolazioni di organismi unicellulari che si nutrono di elementi come fosforo e ferro.
Il ferro fu probabilmente sollevato dalle profondità dell'oceano in acque poco profonde dal suddetto tsunami, mentre il fosforo fu trasportato sulla Terra dal meteorite stesso e da un aumento della disgregazione e erosione sulla terraferma.

Crediti: Nadja Drabon

Lo studio suggerisce che i batteri che metabolizzano il ferro siano proliferati subito dopo l'impatto e questo fatto, per quanto di breve durata, è un tassello fondamentale del puzzle che descrive la vita primitiva sulla Terra. Secondo Drabon, gli eventi di impatto dei meteoriti, sebbene possano diventare responsabili di eventi di estinzione di massa (si pensi ai dinosauri 66 milioni di anni fa), aiutarono anche l'evoluzione della vita.

Agli albori della storia della Terra, le rocce spaziali colpivano spesso il giovane pianeta. Si stima che "impattatori giganti", di dimensioni superiori a 10 chilometri, abbiano colpito il pianeta almeno ogni 15 milioni di anni, secondo gli autori dello studio, il che significa che almeno 16 meteoriti giganti hanno colpito la Terra durante l'Eone Archeano, che è durato da 4 miliardi a 2,5 miliardi di anni fa.

"Questi impatti devono aver influenzato in modo significativo l'origine e l'evoluzione della vita sulla Terra. Ma come esattamente ciò sia avvenuto rimane un mistero", ha affermato Drabon. "Nella mia ricerca, volevo esaminare le prove concrete su come gli impatti giganti abbiano influenzato la vita primitiva".

Lo studio, pubblicato su Proceedings of the National Academy, è il risultato di un duro lavoro di raccolta dei campioni di roccia in situ e di analisi sedimentologia, geochimica e delle composizioni degli isotopi di carbonio.

La cintura di rocce verdi di Barberton in Sudafrica, dove Drabon concentra la maggior parte del suo lavoro attuale, contiene prove di almeno otto eventi di impatto, tra cui l'S2. Lei e il suo team hanno in programma di studiare ulteriormente l'area per sondare ancora più a fondo la Terra e la sua storia.