Credit: Julia Bartoli & Chantal Abergel; Information Génomique et Structurale, CNRS-AMU
Potrebbe sembrare la trama di un film di fantascienza ma la realtà è che gli scienziati hanno fatto rivivere un virus gigante, ancora infettivo, sepolto tra i ghiacci della Siberia 30.000 anni fa.
Fortunatamente le sue vittime sono le amebe ma la scoperta suggerisce che lo scioglimento dei ghiacci terrestri potrebbe riportare alla luce anche virus rischiosi per l'essere umano.
Il virus, oltre ad essere molto antico, è anche il più grande ritrovato finora: lungo 1,5 micrometri, è paragonabile ad un piccolo batterio.
I suoi scopritori lo hanno chiamato Pithovirus sibericum, ispirato alla parola greca "pithos", il grande contenitore utilizzato dagli antichi Greci per conservare il vino e il cibo.
I risultati sono stati pubblicati su Proceedings of the National Academy of Sciences.
Gli autori del ritrovamento sono i due biologi evoluzionisti, Jean-Michel Claverie e Chantal Abergel, marito e moglie, dell'Aix-Marseille University in Francia, non estranei alla scoperta di virus giganti: il primo fu Mimivirus ed altri due noti come Pandoraviruses.
Due anni fa, il team apprese che alcuni scienziati russi avevano resuscitato una pianta da frutta di 30.000 anni fa dal permafrost siberiano:
"Se era possibile far rivivere una pianta, mi chiedevo perché non fosse possibile far rivivere un virus", dice Claverie.
Utilizzando i campioni di permafrost forniti dai ricercatori russi, provenienti da 30 metri di profondità nel suolo della tundra di Chukotka, sulla costa Est del Mare della Siberia, hanno cercato i virus giganti al loro interno utilizzando le amebe come esca, tipici obiettivi di questi agenti patogeni. Quando le amebe hanno iniziato a morire, la squadra ha trovato il gigante-virus al loro interno.
Visto al microscopio, Pithovirus appare come un ovale a pareti spesse con un'apertura ad un'estremità, così come il Pandoraviruses ritrovato precedentemente. Ma nonostante le loro forme simili, Abergel spiega che "sono virus totalmente diversi".
Pithovirus ha una sorta di 'tappo di sughero' sulla sua apertura, con una struttura a nido d'ape (vedi immagine al microscopio elettronico).
Si replica nel citoplasma del suo ospite, piuttosto che nel nucleo cellulare come fanno la maggior parte dei virus ma con grande sorpresa, il suo genoma è molto più piccolo rispetto a quello del Pandoraviruses, nonostante le sue dimensioni.
"Quella particella enorme è praticamente vuota", afferma Claverie e questo rimane un bel dilemma.
Sebbene questi virus giganti predilligano le amebe, Christelle Desnues virologo presso il French National Centre for Scientific Research di Marsiglia, racconta che la scoperta del Marseillevirus lo scorso anno, in realtà aveva lasciato un segno, contagiando un bambino di 11 mesi, ricoverato in ospedale con i linfonodi infiammati. Quindi, forse è bene tenere gli occhi aperti e prendere comunque le dovute precauzioni.
Claverie e Abergel, in effetti, un po' di preoccupazione la manifestano: a causa dello scioglimento dei ghiacci, virus giganti, potenzialmente pericolosi anche per l'essere umano, potrebbero tornare alla luce. Ma d'altro canto, alcuni scienziati confidano nelle nostre capacità di convivere con virus ogni giorno, per cui sarebbe molto più preoccupante lo scioglimento dei ghiacci in sé stesso che non i virus come possibile minaccia.