I ricercatori hanno analizzato campioni di calcare italiano risalenti al periodo tardo cretaceo (da 100,5 a 65,5 milioni di anni fa), alla ricerca di antiche tracce lasciate dal campo magnetico terrestre. I fossili di batteri intrappolati nella roccia, che formano catene di magnetite, offrono alcune delle prove più convincenti del vero vagabondaggio polare e potrebbero aiutare a risolvere un dibattito scientifico in corso da decenni.
"Questa osservazione rappresenta la più recente TPW documentata su larga scala e sfida l'idea che l'asse di rotazione sia rimasto ampiamente stabile negli ultimi 100 milioni di anni", spiegano i ricercatori nel loro articolo.
Perché la Terra può ribaltarsi
La Terra è costituita da un nucleo interno di metallo solido e un nucleo esterno di metallo liquido, da un mantello solido e una crosta (la superficie) che si muovono lentamente sopra un metallo liquido. Il campo magnetico, generato dal nucleo, rimane impresso in alcune rocce e fornisce moltissime informazioni agli scienziati. Rocce e sedimenti contengono infatti piccole quantità di minerali ferromagnetici che, in seguito al raffreddamento del magma o durante la diagenesi, si dispongono statisticamente secondo le linee di flusso del campo magnetico terrestre presente in quel momento. La scienza che studia questi reperti geologici, si chiama paleomagnetismo.
Il vero vagabondaggio polare o deriva dei poli è un riorientamento planetario e si verifica quando i poli istantanei si spostano sostanzialmente. Cioè, quando l'involucro esterno della Terra si inclina. Questi movimenti possono avvenire per varie ragioni e comunque sono legati a qualsiasi fenomeno possa causare una diversa distribuzione delle masse superficiali, incluso lo scioglimento dei ghiacci a cui assistiamo oggi o le attività antropiche estrattive (per un approfondimento sui poli istantanei e lo spostamento dell'asse terrestre si veda il mio articolo su OggiScienza).
Anche se poli istantanei e magnetici sono diversi, questi ultimi rimango allineati con l'asse di rotazione durante un evento TPW, spiegano gli autori. Questo accade perché il polo magnetico terrestre è legato principalmente alle eccitazioni indotte dalla rotazione del nucleo esterno, sul quale scorrono mantello e crosta durante il ribaltamento.
Pertanto, il campionamento paleomagnetico indica sostanzialmente ai ricercatori la distanza dei poli magnetici (e istantanei) dai poli geografici nel tempo. Ad esempio, delle linee di campo completamente verticali indicano che una roccia era al polo, mentre delle linee di campo completamente orizzontali indicano che era all'equatore.
Yo-yo cosmico
Secondo lo studio, c'è stata un'oscillazione TPW di circa 12 gradi sulla Terra, tra 86 e 78 milioni di anni fa. Un ribaltamento che si sarebbe corretto solo in tempi relativamente recenti, negli ultimi 5 milioni di anni circa. A causa di questo "yo-yo cosmico", come lo hanno definito i ricercatori, l'Italia deve aver fatto un balzo verso l'equatore prima di tornare nella posizione in cui è adesso.
La scaglia rossa italiana
Lo studio si basa sulla scaglia rossa, una roccia sedimentaria marina nostrana, raccolta ad Apiro e Furlo (province di Macerata e Pesaro-Urbino rispettivamente).