Lo strato di ozono nella nostra atmosfera protegge la vegetazione terrestre e, secondo una nuova ricerca guidata dalla Lancaster University e dalla NASA, ha impedito al pianeta un ulteriore riscaldamento di 0,85 gradi Celsius. D'altra parte, l'ultimo report IPCC delle Nazioni Unite, dimostra quanto sia fondamentale giocare al ribasso con il riscaldamento globale (il mio approfondimento su OggiScienza).

Sappiamo che lo strato di ozono è collegato al clima. Sappiamo che i gas serra influiscono sullo strato di ozono. Ma quello che non abbiamo mai fatto prima è collegare lo strato di ozono al ciclo del carbonio terrestre", ha affermato l'autore principale del documento pubblicato su Nature, Paul Young, scienziato dell'atmosfera e del clima presso la Lancaster University nel Regno Unito. Lo strato di ozono nell'alta atmosfera, o stratosfera, blocca le radiazioni UV che possono danneggiare i tessuti viventi, comprese le piante. Il "buco" dell'ozono, scoperto nel 1985, è il risultato dell'emissione da parte dell'uomo di clorofluorocarburi (CFC) e gas serra che, un tempo, erano comunemente usati come refrigeranti nei frigoriferi e in aerosol spray come la lacca per capelli. Questi sono stati poi eliminati dal Protocollo di Montreal firmato nel 1987 e dai successivi emendamenti. Ma che cosa succederebbe se l'emissione degli CFC continuasse? Il nuovo studio ha esaminato gli effetti sulle piante.


Le previsioni ed il mondo evitato

Il team ha utilizzato una serie di modelli per ottenere un quadro più completo e simulare due scenari ipotetici: il mondo previsto e il mondo evitato.
"Il mondo previsto è simile al percorso in cui ci troviamo attualmente", ha affermato Luke Oman, che si occupa di chimica e dinamica atmosferica presso il Goddard Space Flight Center della NASA. “Il mondo evitato rappresenta una strada non intrapresa”.

Nello scenario peggiore, cioè quello evitato, i ricercatori hanno ipotizzato che le emissioni di CFC fossero aumentate allo stesso ritmo, del 3% ogni anno, dagli anni '70 in poi.
I modelli mostrano che, in questo caso, ci sarebbe un enorme assottigliamento dello strato di ozono in tutto il mondo entro il 2050. Entro il 2100, si formerebbero dei buchi dell'ozono ai tropici peggiori del buco dell'ozono antartico osservato. Ciò consentirebbe alle radiazioni ultraviolette (UV) più dannose di raggiungere la superficie, impedendo alle piante di immagazzinare carbonio nei loro tessuti e nel suolo. Di conseguenza, si stima che i livelli di CO2 atmosferica crescano del 30% rispetto a quelli che si avrebbero continuando a seguire le precauzioni attuali. Di conseguenza, la Terra sarebbe probabilmente più calda di 0,85°C, esclusivamente a causa dell'impatto del buco dell'ozono sulle piante.

Complessivamente, il danno alle piante comporterebbe 580 miliardi di tonnellate in meno di carbonio immagazzinato nelle foreste, nel suolo e nella vegetazione. Questo, invece, rilasciato nell'atmosfera, aumentando ulteriormente i livelli di CO2 nell'aria.


La certezza viene dai dati

Ma come facciamo a sapere che questo scenario "evitato" è qualcosa di simile al mondo senza il Protocollo di Montreal?
Il team ha confrontato i propri modelli con i dati storici raccolti dai satelliti della NASA e altri dati disponibili dai partner dell'Agenzia. La simulazione ottenuta rispecchiava piuttosto fedelmente ciò che è realmente accaduto in passato, dando agli scienziati la certezza delle previsioni.