Questa tecnica di elaborazione offrirebbe una precisione del 90%.
"Questo metodo analitico di routine ha il potenziale per rivoluzionare la ricerca della vita extraterrestre e approfondire la nostra comprensione sia dell'origine che della chimica della prima vita sulla Terra", ha affermato il dott. Robert Hazen nel comunicato, autore insieme a Jim Cleaves della Carnegie Institution for Science dell'articolo pubblicato sul Proceedings of the National Academy of Sciences. “Apre la strada all’utilizzo di sensori intelligenti su veicoli spaziali robotici, lander e rover per cercare segni di vita prima che i campioni ritornino sulla Terra”.
Il nuovo metodo
Il nuovo metodo parte dalla premessa che i processi chimici che governano la formazione e il funzionamento delle biomolecole differiscono fondamentalmente da quelli delle molecole abiotiche, in quanto le biomolecole (come gli amminoacidi) conservano informazioni sui processi chimici che le hanno prodotte. Secondo il nuovo studio, queste basi valgono probabilmente anche per la vita aliena.
Il team ha prima addestrato l’algoritmo di apprendimento automatico con 134 campioni, di cui 59 biotici e 75 abiotici. Successivamente, per convalidare il risultato, i dati sono stati suddivisi casualmente in un set di addestramento e in un set di test. L'IA ha identificato con successo campioni biotici di esseri viventi come conchiglie, denti, ossa, riso, capelli umani, nonché di forme di vita antiche preservate in alcuni frammenti fossili fatti di cose come carbone, petrolio e ambra. Lo strumento ha anche discriminato campioni abiotici che includono sostanze chimiche come amminoacidi creati in laboratorio e meteoriti ricchi di carbonio.
Fino ad ora le origini di molti antichi campioni contenenti carbonio sono state difficili da determinare perché le molecole organiche, siano esse biotiche o abiotiche, tendono a degradarsi nel tempo. Sorprendentemente, nonostante il decadimento e l’alterazione significativi, il nuovo metodo analitico ha rilevato segni di biologia conservati in alcuni vecchi di centinaia di milioni di anni.
Applicazioni e implicazioni
L'algoritmo sarà probabilmente utilizzato per studiare le rocce vecchie di 3,5 miliardi di anni nella regione di Pilbara, nell’Australia occidentale, dove si ritiene che esistano i fossili più antichi del mondo. Trovate per la prima volta nel 1993, si pensa che queste formazioni, chiamate stromatoliti, siano i resti fossilizzati di microbi simili ai cianobatteri, che furono i primi organismi viventi a produrre ossigeno sulla Terra. Ma l'IA potrebbe "volare" anche su Marte.
Il team ritiene che con opportune modifiche, l'algoritmo potrebbe girare anche sulla suite Sample Analysis at Mars (SAM) a bordo del rover Curiosity della NASA e analizzare i campioni marziani ancor prima che una missione Sample Return li riporti sulla Terra.
“Dovremo modificare il nostro metodo per adattarlo ai protocolli SAM ma è possibile che abbiamo già dati in mano per determinare se ci sono molecole su Marte provenienti da una biosfera marziana organica”.
“Le implicazioni di questa nuova ricerca sono molte, ma ci sono tre grandi conclusioni: in primo luogo, a un livello profondo, la biochimica differisce dalla chimica organica abiotica; in secondo luogo, possiamo osservare campioni di Marte e della Terra antica per capire se un tempo erano vivi; e in terzo luogo, è probabile che questo nuovo metodo possa distinguere le biosfere alternative da quelle della Terra, con implicazioni significative per le future missioni di astrobiologia”.