Tuttavia, si tratta di indicazioni deboli e ancora non possiamo confermare di aver trovato altra vita.
K2-18b è 8,6 volte più massiccio della Terra. È scoperto per la prima volta nel 2015 con la missione K2 del telescopio Kepler della NASA in orbita attorno alla stella nana rossa K2-18, che ospita anche K2-18c.
Gli esopianeti come K2-18 b, che hanno dimensioni comprese tra quelle della Terra e di Nettuno, sono diversi da qualsiasi cosa nel nostro Sistema Solare. Questa mancanza di esempi equivalenti vicini fa sì che questi “sub-Nettuno” siano poco conosciuti e la natura delle loro atmosfere è oggetto di dibattito attivo tra gli astronomi.
La stella K2-18 è più debole e fredda del Sole.
Questo sistema si trova a circa 124 anni luce di distanza. Piuttosto vicino in termini astronomici ma non così vicino da capire esattamente come potrebbe essere la vita su K2-18b. Tuttavia, sappiamo che l’esopianeta ha un’orbita piuttosto stretta attorno alla sua stella: si trova a circa il 16% della distanza tra la Terra e il Sole. Ma, d’altra parte, K2-18 irradia molto meno energia della nostra stella, circa il 2,3% di quella del Sole.
Con questi dati alla mano, gli scienziati hanno calcolato che K2-18b riceve circa 1,22 kilowatt (kW) di energia stellare per metro quadrato. Un valore simile agli 1,36 kW di luce in arrivo che riceviamo sulla Terra. Ma questo calcolo va preso con cautela perché non tiene conto delle nuvole o di quanto sia riflettente la superficie del pianeta.
Nel 2019, il telescopio spaziale Hubble ha stabilito che K2-18b mostrava segni di vapore acqueo, suggerendo che sulla superficie sarebbe presente acqua liquida. Attualmente si ritiene che il pianeta potrebbe essere un mondo iceano.
Un'ulteriore conferma arriva dal JWST che ha identificato un'abbondanza di anidride carbonica e metano e una carenza di ammoniaca che supportano l'ipotesi che potrebbe esserci un oceano d'acqua al di sotto di un'atmosfera ricca di idrogeno. Inoltre, forse, il telescopio ha rilevato anche dimetilsolfuro (DMS). Questo composto, dalla formula (CH3)2S, è piuttosto significativo perché sulla Terra è prodotto solo dal fitoplancton negli ambienti marini.
"Questo risultato è stato possibile solo grazie all'esteso intervallo di lunghezze d'onda e alla sensibilità senza precedenti di Webb, che ha consentito un rilevamento affidabile delle caratteristiche spettrali con soli due transiti", ha affermato nel comunicato Nikku Madhusudhan, astronomo dell'Università di Cambridge e autore principale dell'articolo pubblicato su The Astrophysical Journal Letters. "Per fare un confronto, un'osservazione di transito con Webb ha fornito una precisione paragonabile a otto osservazioni con Hubble condotte nell'arco di pochi anni e in un intervallo di lunghezze d'onda relativamente ristretto".
Ciò dimostra "l'importanza di considerare diversi ambienti abitabili nella ricerca della vita altrove", ha detto Madhusudhan. “Tradizionalmente, la ricerca della vita sugli esopianeti si è concentrata principalmente sui pianeti rocciosi più piccoli ma i mondi iceani più grandi sono significativamente più favorevoli alle osservazioni atmosferiche”.
Risultati da confermare
Le informazioni raccolte finora lasciano sperare che su K2-18b possa esserci vita aliena. Tuttavia, questi risultati non sono certi.
Per determinare cosa c’è nell’atmosfera di un esopianeta, gli astronomi studiano il comportamento dei gas atmosferici quando una fonte di luce nota (di solito una stella o una galassia) passa dietro al pianeta. Ciascun gas, infatti, assorbe lunghezze d’onda specifiche. Ma la maggior parte delle atmosfere sono costituite da molte sostanze chimiche per cui, cercarne una in particolare è un compito davvero difficile.
Questo metodo è sicuramente interessante ma non infallibile. Basti pensare all’enorme dibattito che ha generato il presunto rilevamento della fosfina su Venere, che è praticamente a due passi dalla Terra (figuriamoci per un pianeta distante anni luce!).
Difficile, quindi, dire se abbiamo scoperto vita extraterrestre su K2-18b ma questi dati, di sicuro, dimostrano ancora una volta la potenza del JSWT che sta cambiando radicalmente il nostro modo di vedere e conoscere l’Universo.