Il radiotelescopio di Arecibo è stato, per oltre 50 anni, il più grande al mondo ed ha fornito contributi essenziali alla radioastronomia e alla radar-astronomia planetaria. Tutti noi ricordiamo le scioccanti immagini del 1 dicembre 2020 quando, dopo diverse avvisaglie, i cavi di sostegno di uno dei tre piloni cedettero causando il collasso della pesante piattaforma focale, contenente i ricevitori e i trasmettitori dell'antenna; questa si abbatté sulla sottostante superficie del riflettore, distruggendola o danneggiandola in buona parte e decretando la fine della carriera per questo glorioso strumento.
Nei mesi successivi, assistemmo ad un fiorire di petizioni e di progetti per costruire, nello stesso sito, un nuovo strumento tecnologicamente aggiornato che ristabilisse il prestigio passato, preservando anche i posti di lavoro e l'attrattività del luogo. Tuttavia, era chiaro che ci sarebbero voluti molti anni di lavoro ed un ingente investimento, che doveva passare il vaglio del congresso americano. Lo stesso governo portoricano giocò d'anticipo, stanziando 8 milioni di dollari nella speranza che questa cifra, poco più che simbolica, contribuisse ad una decisione positiva.
Una vista dal basso, una settimana dopo il collasso - Credits: Michelle Negron, National Science Foundation
Invece, nei giorni scorsi è giunta la temuta doccia fredda che sembra porre la parola "fine" sull'Osservatorio di Arecibo. Lo scorso 13 ottobre, infatti, la NSF nell' annunciare l'istituzione di un nuovo centro educativo ad Arecibo a Porto Rico, affermava che "la sollecitazione non include la ricostruzione del telescopio da 305 metri o il supporto operativo per le attuali infrastrutture scientifiche, come il radiotelescopio da 12 metri o la struttura Lidar".
"È straziante", afferma Héctor Arce, astronomo della Yale University che viene da Porto Rico e si è battuto per difendere la causa "Per molti, sembra l'ennesimo modo ingiusto di trattare il territorio coloniale di Porto Rico". La NSF afferma che sta seguendo le raccomandazioni della comunità scientifica, ovvero di non ricostruire il grande telescopio e di concentrarsi invece sull'istruzione. "Non stiamo chiudendo Arecibo", afferma Sean Jones, capo della direzione delle scienze matematiche e fisiche della NSF. "Pensiamo che questo nuovo approccio e il nuovo centro saranno catalizzatori in molte aree".
L'ingresso del Centro scientifico e per visitatori della Angel Ramos Foundation presso l'Osservatorio. - Credits: Osservatorio di Arecibo
"È devastante sapere che questa è la loro decisione finale", afferma Desireé Cotto-Figueroa, un'astronoma dell'Università di Porto Rico a Humacao. "Soprattutto nonostante tutti gli sforzi compiuti dal personale e dagli scienziati dell'Osservatorio di Arecibo e dalla comunità scientifica in generale per mantenerlo in funzione come il centro di ricerca di eccellenza che è sempre stato con le strutture di osservazione che sono rimaste".
La National Science Foundation (NSF) ha gestito l'Osservatorio di Arecibo da quando la sua costruzione è stata completata nel 1963. Negli ultimi decenni prima del crollo, le difficoltà di finanziamento affliggevano già la struttura, ma alla fine erano apparsi nuovi partner per gestire le operazioni. Il contratto dell'ultimo "facility manager", l'"Università della Florida Centrale" (UCF), scadrà a marzo 2023 senza chiari piani per il futuro. Molti scienziati che lavorano con gli strumenti prima installati ad Arecibo stanno ora cercando di capire come concludere i loro progetti di ricerca. Secondo il piano proposto, il sito non si chiamerà più "Osservatorio di Arecibo", diventando invece il "Centro di Arecibo per l'Educazione e la Ricerca STEM".