Scritto: Martedì, 11 Ottobre 2022 04:50 Ultima modifica: Martedì, 11 Ottobre 2022 06:40

Marte: il cambiamento climatico è stato innescato da antichi microbi


Secondo lo studio, microbi semplici che si nutrono di idrogeno ed espellono metano potrebbero aver prosperato su Marte circa 3,7 miliardi di anni fa, all'incirca nello stesso periodo in cui la vita primitiva stava emergendo negli oceani della Terra.

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Questa immagine mostra l'area del cratere Jezero sul pianeta Marte, catturata dal Mars Reconnaissance Orbiter. L'antico Marte potrebbe aver avuto un ambiente in grado di ospitare un mondo sotterraneo brulicante di organismi microscopici.
Questa immagine mostra l'area del cratere Jezero sul pianeta Marte, catturata dal Mars Reconnaissance Orbiter. L'antico Marte potrebbe aver avuto un ambiente in grado di ospitare un mondo sotterraneo brulicante di organismi microscopici.
Crediti: Credit: NASA/JPL-Caltech/USGS via AP, File

Ma mentre sul nostro pianeta la diffusione della vita semplice ha gradualmente creato un ambiente favorevole a forme di vita più complesse, su Marte è successo l'esatto opposto. A suggerirlo è un nuovo studio di modellazione climatica, guidato dall'astrobiologo Boris Sauterey dell'Institut de Biologie de l'Ecole Normale Supérieure ( IBENS) a Parigi, Francia.

Sauterey e il suo team hanno condotto un complesso studio di modellizzazione al computer che ha simulato l'interazione di ciò che sappiamo sull'antica atmosfera e litosfera di Marte con microbi che consumano idrogeno simili a quelli che esistevano sull'antica Terra. I ricercatori hanno scoperto che mentre sulla Terra il metano prodotto da quei microbi ha gradualmente riscaldato il pianeta, Marte invece si è raffreddato, spingendo la vita negli strati sempre più profondi della crosta per sopravvivere.

I risultati forniscono una visione desolante delle vie del cosmo. La vita, anche quella microbica, "potrebbe in realtà causare la propria morte", ha affermato Sauterey, ora ricercatore post-dottorato all'Università della Sorbona. I risultati "sono un po' cupi ma penso che siano anche molto stimolanti", ha detto "Ci sfidano a ripensare il modo in cui una biosfera e il suo pianeta interagiscono".

 

Il rallentamento dell'effetto serra

"A quel tempo, Marte sarebbe stato relativamente umido e relativamente caldo, tra -10 e +20 gradi Celsius", ha detto Sauterey. "Aveva acqua liquida sotto forma di fiumi, laghi e forse oceani sulla sua superficie. Ma la sua atmosfera era abbastanza diversa da quella terrestre. Era densa ma più ricca di anidride carbonica e idrogeno, che agivano entrambi come potenti gas riscaldanti". Essendo più lontano dal Sole della Terra e quindi naturalmente più freddo, Marte aveva bisogno di quei gas serra per mantenere una temperatura confortevole.  Ma quando i primi microbi marziani iniziarono a divorare l'idrogeno e a produrre metano (che sulla Terra agisce come un potente gas serra), hanno effettivamente rallentato l'effetto serra, rendendo l'antico Marte gradualmente freddo fino a diventare inospitale.

"Sull'antico Marte, l'idrogeno era un gas riscaldante molto potente a causa di qualcosa che chiamiamo effetto di assorbimento indotto dalla collisione in cui le molecole di anidride carbonica e idrogeno interagiscono tra loro", ha spiegato Sauterey. "Non lo vediamo sulla Terra perché l'atmosfera del nostro pianeta non è ricca di anidride carbonica come quella di Marte. Quindi i microbi hanno essenzialmente sostituito un gas riscaldante più potente, l'idrogeno, con un gas riscaldante meno potente, il metano, che avrebbe avuto un effetto di raffreddamento netto".

Più in profondità

Quando il pianeta divenne più freddo, la parte maggiore dell'acqua si trasformò in ghiaccio e la temperatura superficiale scese al di sotto di meno 60 gradi Celsius, spingendo i microbi sempre più in profondità nella crosta dove persistevano condizioni più calde.Questi piccoli esseri viventi furono costretti a ritirarsi a profondità di oltre 1 chilometro, suggerisce lo studio.

Sauterey e il suo team hanno identificato tre luoghi in cui molto probabilmente sarebbero sopravvissute tracce di questi antichi microbi più vicino alla superficie: il cratere Jezero, dove il rover Perseverance della NASA sta attualmente collezionando campioni di roccia che un giorno potrebbero essere riportati sulla Terra; due pianure basse, Hellas Planitia alle medie latitudini nell'emisfero meridionale e Isidis Planitia appena a nord dell'equatore marziano.
"In fondo a questi crateri e valli, il clima è molto più caldo che sul resto della superficie ed è per questo che sarebbe molto più facile cercare lì le prove di queste forme di vita", ha detto Sauterey.

Oasi moderne

Ovviamente i ricercatori si chiedono se in alcune aree questi microbi riescano a prosperare anche oggi. Diverse missioni hanno rilevato tracce di metano in atmosfera e in superficie ma finora nessuno è stato in grado di confermarme origine (che potrebbe essere biologica ma anche geologica).
"Poiché l'atmosfera marziana è per lo più scomparsa in tempi recenti, questi microbi dovrebbero passare a un'altra fonte di energia", ha affermato Sauterey. "Possiamo immaginare che alcuni processi geologici su Marte oggi potrebbero fornire lo stesso tipo di substrato energetico, idrogeno e anidride carbonica, su cui questi microbi potrebbero vivere. Vorremmo scoprirlo e cercare di localizzare eventuali oasi di abitabilità nel crosta marziana".

"Gli ingredienti della vita sono ovunque nell'universo", ha detto Sauterey. "Quindi è possibile che la vita appaia regolarmente. Ma l'incapacità della vita di mantenere condizioni abitabili sulla superficie del pianeta la fa estinguere molto velocemente. Il nostro esperimento fa anche un passo avanti in quanto mostra che anche in un pianeta molto primitivo, la biosfera può avere un effetto completamente autodistruttivo".

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Letto: 640 volta/e Ultima modifica Martedì, 11 Ottobre 2022 06:40

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Elisabetta Bonora

Nella vita lavorativa mi occupo di web, marketing e comunicazione, digital marketing. Nel tempo libero sono un'incontenibile space enthusiast e mamma di Sofia Vega.
Mi occupo di divulgazione scientifica, attraverso questo web, collaborazioni con riviste del settore e l'image processing delle foto provenienti dalle missioni robotiche. Appassionata di astronomia, spazio, fisica e tecnologia, affascinata fin da bambina dal passato e dal futuro. Nel 2019 è uscito il mio primo libro "Con la Cassini-Huygens nel sistema di Saturno" (segui su LinkedIn le mie attività professionali).
Amo le missioni robotiche inviate nel nostro Sistema Solare "per esplorare nuovi mondi, alla ricerca di nuove forme di vita, per arrivare là dove nessuno è mai giunto prima!" ...Ovviamente, è chiaro, sono una fan di Star Trek!

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