Mentre la NASA sta selezionando il luogo per allunare con la missione Artemis III che porterà l'uomo e la prima donna sulla Luna dal 1972 e sta tentando di lanciare per la prima volta il suo nuovo vettore Space Launch System (SLS), gli scienziati si stanno concentrando sul polo sud della Luna dove le future missioni con equipaggio potranno trovare maggiori risorse in situ, compresa l'acqua. Dopo anni di stasi, il nostro satellite è tornato in auge grazie alla Cina, possiamo dire, che ha fatto atterrare il suo primo rover con la missione Chang'e 3 nel 2013 e ha alzato la sua bandiera sul lato opposto della Luna nel 2019

Ciò che rende la regione del polo sud così affascinante è che, poiché il sole si libra vicino all'orizzonte a causa dell'inclinazione assiale della luna, i fondali dei crateri da impatto non vedono mai la luce solare e giacciono in un'ombra perpetua. Queste regioni sono di conseguenza incredibilmente fredde, persino più fredde della superficie di Plutone, con temperature comprese tra -170° e -240° Celsius. A temperature più elevate, il ghiaccio sublimerebbe e si trasformerebbe molto rapidamente in gas in fuga verso il vuoto dello spazio. Ma in questo freddo estremo, il vapore acqueo e altre sostanze volatili possono rimanere intrappolate o congelate all'interno o addirittura sul suolo lunare. Ecco perché questi luoghi sono così intriganti: il ghiaccio non solo potrebbe fornire indizi su come l'acqua è stata integrata nel sistema Terra-Luna ma potrebbe anche rivelarsi un'importante risorsa da utilizzare per i futuri astronauti per il consumo, la schermatura dalle radiazioni o come propellente per razzi.

Queste regioni nell'ombra perenne sono difficili da esplorare ma ora un team internazionale di ricercatori è riuscito a fare un po' di luce. Il loro lavoro è apparso nell'ultimo numero di Geophysical Research Letters e fa parte di un'indagine completa sui potenziali siti di atterraggio per il programma Artemis della NASA.

ai immagini lro

Invece di una semplice immagine di un'ombra scura (a sinistra), con questa tecnica i ricercatori possono rilevare piccoli crateri da impatto, massi e diversi modelli del suolo all'interno del cratere.
Crediti: ETH Zurigo \LPI


IA per studiare le immagini di LRO

Il team ha utilizzato le immagini scattate dalla fotocamera Lunar Reconnaissance Orbiter (LRO) della NASA, che ha documentato la superficie della luna per oltre un decennio. Questa fotocamera cattura i fotoni che rimbalzano nelle regioni in ombra dalle montagne adiacenti e dalle pareti dei crateri. Ora, con l'aiuto dell'intelligenza artificiale, i ricercatori sono riusciti a fare un uso così efficiente di questi dati che queste aree precedentemente scure sono diventate visibili. Purtroppo, però, con le immagini ottenute non è stato possibile confermare visivamente la presenza di ghiaccio d'acqua, anche se è stata dimostrata da altri strumenti.
Valentin Bickel, autore principale del documento e ricercatore post-dottorato presso la Cattedra di Glaciologia, ha detto: "Non ci sono prove di puro ghiaccio superficiale all'interno delle aree in ombra, il che implica che il ghiaccio deve essere mescolato con il suolo lunare o trovarsi sotto la superficie".

La conferma diretta sulla presenza di ghiaccio d'acqua al polo sud della Luna potrebbe arrivare già il prossimo anno quando inizieranno una serie di missioni private, come il rover Volatiles Investigating Polar Exploration Rover (VIPER) sviluppato da Astrobotic nell'ambito dell'iniziativa Commercial Lunar Payload Services (CLPS) della NASA andranno alla ricerca di campioni da prelevare e analizzare.