La scoperta, in realtà, non è del tutto recente ma è tornata in auge in questi giorni. Già nel 2019, A.Siraj e A.Loeb pubblicarono un articolo in cui si prendeva in esame questo impatto, partendo dai dati nella pagina degli eventi "fireballs" di NASA/CNEOS. Alle 17:05:34 UTC dell'8 gennaio 2014, una bolide deve aver rischiarato i cieli della Papua Nuova Guinea (coordinate 1,3° S, 147,6°E) esplodendo nella stratosfera a quasi 19 km di altezza e rilasciando una energia equivalente a quella di 110 tonnellate di tritolo. La causa era un oggetto velocissimo, proveniente da un altro sistema solare; questo è quanto afferma una recente nota rilasciata dal Comando spaziale statunitense (USSC). Il meteoride doveva misurare poco meno di 50 centimetri di diametro ed è penetrato nell'atmosfera a quasi 45 km/s, una velocità nettamente superiore alla maggior parte dei bolidi; infatti, nella suddetta lista CNEOS, solo in un'altra occasione si è osservata una velocità più alta, ovvero 49 km/s del bolide del 4 luglio 2015 nel nord della Cina.
Quello studio del 2019 mostrava che la velocità della piccola meteora, insieme alla traiettoria, ne indicava una origine interstellare con il 99,999% di probabilità. La velocità al di fuori del sistema solare doveva ammontare a 42,1(±5,5) km/s ma, se riferita all'insieme delle stelle a noi vicine (il cosiddetto sistema " Local Standard of Rest" o LSR), saliva a ben 58 km/s. Questo indica, secondo gli autori, che il meteoride si sia formato nelle parti più interne di un sistema planetario, magari nella regione del cosiddetto "disco spesso" della Via Lattea, dove le stelle sfrecciano a velocità più elevate. Venne fatta anche una stima sulla densità di oggetti simili nello spazio interstellare, risultando un valore decisamente alto dell'ordine di 1 milione di oggetti per unità astronomica cubica; questo implicherebbe un tasso di produzione di 0,2÷20 masse terrestri per ciascuna stella, in media.