Il team ha analizzato i dati sul movimento di Gaia, disponibili da dicembre 2020, per identificare strutture coerenti. La mappa risultante, non solo fornisce una visione più nitida delle peculiarità note, ma mostra anche l'esistenza di molte strutture filamentose rotanti precedentemente sconosciute, sul bordo del disco. Il nuovo studio è stato pubblicato su Monthly Notice of the Royal Astronomical Society: Letters.
Laporte ha commentato così le scoperte: "In genere, questa regione della Via Lattea è rimasta poco esplorata a causa della polvere interposta che oscura gravemente la maggior parte del piano medio galattico".
"Mentre la polvere influenza la luminosità di una stella, il suo movimento rimane inalterato. Eravamo certamente molto entusiasti di vedere che i dati sui movimenti di Gaia ci hanno aiutato a scoprire queste strutture filamentose! Ora la sfida è capire cosa siano esattamente queste cose, come sono nate, perché in così gran numero e cosa possono dirci sulla Via Lattea, sulla sua formazione ed evoluzione."
Queste strutture non previste potrebbero essere code mareali, ovvero dei resti "fossili" di bracci a spirale, nati dalle interazioni tra la Via Lattea e alcune galassie satellite.
La Via Lattea oggi è circondata da 50 galassie minori e sicuramente ne ha cannibalizzate molte altre in passato. Al momento, si pensa che la nostra Galassia sia perturbata dalla Galassia Nana Ellittica del Sagittario ma molto tempo fa ha interagito con un altro intruso, Gaia-Encelado (o salsiccia di Gaia), che ora ha disperso i suoi detriti nella periferia della Via Lattea.
In uno studio precedente, lo stesso team aveva già mostrato che una delle strutture filamentose nel disco esterno, l'Anticenter Stream, contiene prevalentemente stelle con più di 8 miliardi di anni. Cioè, è potenzialmente troppo vecchia per essere stata eccitata dalla Galassia Nana Ellittica del Sagittario, mentre è in linea con la salsiccia di Gaia.
Un'altra possibilità è che non tutte queste strutture siano veri e propri bracci a spirale fossili, ma formino invece le creste di distorsioni verticali su larga scala nel disco della Via Lattea.
"Crediamo che i dischi rispondano agli impatti delle galassie satellite che creano onde verticali che si propagano come increspature su uno stagno", ha affermato Laporte.
Il team cercherà di snocciolare la questione con un programma di follow-up con il William Herschel Telescope sulle Isole Canarie per studiare le proprietà delle popolazioni stellari in ciascuna sottostruttura.