Nel nuovo articolo Loeb e il collega Amir Siraj calcolano la densità di massa richiesta nella Galassia per produrre abbastanza frammenti di questo tipo tanto da rendere probabile il rilevamento di 'Oumuamua.
Loeb, che ha fondato anche il Galileo Project per studiare gli oggetti volanti non identificati con metodo scientifico (si veda anche il mio approfondimento su OggiScienza), aveva già suggerito che il comportamento e le caratteristiche insolite di questo oggetto sembravano coerenti con una vela solare.Tra queste, la natura altamente riflettente e il suo profilo, a forma di sigaro o simile a una frittella.
Ogni circa 7,3 ore l'oggetto variava la sua luminosità di un fattore 10 e la NASA stessa ha dichiarato che "nessun asteroide o cometa conosciuto del nostro Sistema Solare varia così ampiamente in luminosità, con un rapporto così grande tra lunghezza e larghezza. Gli oggetti più allungati che abbiamo visto fino ad oggi non sono più di tre volte più lunghi di quanto siano larghi".
'Oumuamua appariva più luminoso quando era rivolto verso la Terra per tutta la sua lunghezza (immagine al centro), ma si attenuava drammaticamente quando era puntato verso la Terra (immagini a sinistra e a destra). Le variazioni di luminosità (rappresentate come quadrati nella riga inferiore) si sono ripetute più e più volte mentre l'oggetto rotolava nello spazio.
Crediti: NASA/JPL-Caltech
E, ancora più importante, l'improvvisa accelerazione, senza fenomeni di degassamento rilevabili e non attribuibile ad influenze gravitazionali, oltre alla deviazione dall'orbita prevista che sembrava essere il risultato della pressione della radiazione solare, proprio come risponderebbe una vela solare. Altro argomento interessante è il modo con cui questo oggetto è entrato nel Sistema Solare, una traiettoria che ha permesso di fare effettuare un sorvolo della Terra (l'unico pianeta abitato del Sistema Solare!) dopo aver raggiunto il perielio.
Nel marzo del 2021, due ricercatori della School of Earth and Space Exploration (SESE) dell'Arizona State University (ASU) proposero una nuova ipotesi. Alan Jackson e Steven Desch ipotizzarono e Steven Desch ipotizzarono che 'Oumuamua potesse essere un frammento di ghiaccio di azoto espulso da un giovane sistema stellare (probabilmente nel braccio di Perseo della nostra Galassia) circa 400-500 milioni di anni fa. L'idea si basava sostanzialmente sull'albedo dell'oggetto molto simile ai ghiacci di azoto sulla superficie di Tritone e Plutone. I due ricercatori mostravano anche come questi tipi di frammenti di ghiaccio di azoto potrebbero generarsi dalla collisione di oggetti extrasolari simili nella composizione a Plutone e agli oggetti della Fascia di Kuiper (KBO).
Secondo le loro stime, queste collisioni genererebbero ed espellerebbero circa 100 trilioni (~1014) oggetti nello spazio interstellare, metà dei quali sarebbero composti da ghiaccio d'acqua e l'altra metà da azoto (N2). Questa popolazione sarebbe sufficiente per soddisfare la significatività statistica degli oggetti interstellari necessari per spiegare la rilevazione di 'Oumaumua. Questa ipotesi, poteva spiegare anche perché 'Oumuamua non ha sfoggiato una coda al perielio: essendo costituito di azoto non ci sarebbe stata né acqua né CO o CO2 da sublimare.
Secondo Loeb, però, il punto è un altro: indipendentemente dalla vera natura di 'Oumuamua, il suo casuale rilevamento implica una massiccia popolazione di oggetti simili nella nostra Galassia.
Nella Via Lattea c'è abbastanza materiale per creare una tale popolazione di iceberg di azoto? Sicuramente dovrebbe esistere una vasta popolazione di eso-Plutoni.
"Il nostro calcolo è molto semplice", ha detto Siraj. “Prendiamo tutti i parametri del modello dell'iceberg di azoto, l'abbondanza richiesta di oggetti simili a 'Oumuamua per spiegare la sua rilevazione da parte di Pan-STARRS e i fatti di base sulle stelle nella Galassia, e deriviamo da questi valori la massa totale del materiale di metallicità solare necessario per essere convertito in eso-Plutoni, per rendere plausibile il modello dell'azoto".
I risultati hanno mostrato che anche sotto le ipotesi più ottimistiche possibili, il modello fallisce di diversi ordini di grandezza. Il che significa che, statisticamente, non ci possono essere abbastanza oggetti interstellari composti da N2 per spiegare il rilevamento fortuito di 'Oumuamua.
Il modello diventa ancora più improbabile se si considera come i raggi cosmici erodano naturalmente questi corpi.
Secondo altre ricerche pubblicate di recente, questo processo impone agli oggetti interstellari una durata di vita molto più breve di quanto si pensasse in precedenza.
Siraj ha spiegato: "Il problema principale con un modello di iceberg di azoto è che la produzione della popolazione richiesta di tali oggetti richiederebbe più di dieci volte l'intera massa delle stelle nella Via Lattea per essere convertita direttamente in eso-Plutoni e, quando teniamo adeguatamente conto dell'inevitabile l'erosione dei raggi degli iceberg di azoto, abbiamo bisogno di mille volte la massa stellare della Galassia. Questi numeri rendono il modello dell'azoto insostenibile, poiché solo una piccola frazione della massa stellare nella Galassia va verso la produzione di eso-Plutoni“.
"Il modello dell'azoto è ora fuori discussione", ha detto Siraj. “Ciò significa che il mistero di ‘Oumuamua rimane aperto, motivando ancora più fortemente lo studio di oggetti simili in futuro. Questo è uno degli obiettivi del Galileo Project, che ho il privilegio di guidare: scoprire e caratterizzare oggetti come 'Oumuamua e, infine, comprenderne la natura".