Credit: NASA's Goddard Space Flight Center/S. Wiessinger
Grazie ai dati infrarossi del telescopio Subaru nelle Hawaii, gli astronomi hanno scoperto il più piccolo pianeta individuato finora intorno ad una stella simile al Sole, tramite tecniche di imaging dirette.
Il nuovo mondo, chiamato GJ 504b, ha comunque una massa maggiore rispetto a quella di Giove e dimensioni molto simili a quelle del gigante gassoso del nostro Sistema Solare.
"Se potessimo viaggiare fino a questo pianeta, vedremmo un mondo ancora incandescente dal calore delle sua formazione, con un color fior di ciliegia scuro, magenta opaco", racconta Michael McElwain, del team della scoperta presso il NASA di Goddard Space Flight Center di Greenbelt, nel Maryland.
"La nostra camera nel vicino infrarosso rivela che il suo colore è molto più blu dell'immagine di altri pianeti e questo può indicare che la sua atmosfera ha meno nuvole".
GJ 504b orbita intorno alla sua stella quasi nove volte più distante rispetto alla distanza di Giove dal Sole, il che rappresenta una sfida per le teorie sulla formazione dei pianeti giganti.
"Questo è uno dei pianeti più difficili da spiegare in un quadro di formazione planetaria tradizionale", spiega Markus Janson, scienziato del Hubble alla Princeton University nel New Jersey.
"La sua scoperta implica che dobbiamo prendere seriamente in considerazione teorie alternative di formazione, o magari rivalutare alcuni degli assunti di base della teoria di accrescimento".
Secondo il modello comunemente accettato, infatti, i pianeti giganti come Giove si formano dal disco di detriti e gas che circonda una giovane stella. L'inizio avviene quando un nucleo, prodotto dalle collisioni tra asteroidi e comete, raggiunge una massa sufficiente affinché la sua attrazione gravitazionale è in grado di attirare rapidamente i gas dal disco che circonda l'astro.
Questa teoria però è problematica per mondi lontani dalla loro stella, come GJ 504b che si trova a 43,5 AU.
Credit: NASA’s Goddard Space Flight Center/NOAJ
L'imaging diretto è sicuramente la tecnica più importante per osservare pianeti extrasolari perché è in grado di fornire informazioni su luminosità, temperatura, atmosfera e orbita, ma è anche la più impegnativa: "quando i pianeti sono molto deboli è come voler fotografare una lucciola davanti ad un faro", spiega Masayuki Kuzuhara del Tokyo Institute of Technology, che ha guidato il team della scoperta.
I ricercatori ritengono che GJ 504b ha quattro volte la massa di Giove ed una temperatura effettiva di 237 gradi Celsius.
Orbita intorno a GJ 504, una stella vecchia di 160 milioni di anni, di tipo G0, un po' più calda del nostro Sole, a 57 anni luce dalla Terra, appena visibile ad occhio nudo nella costellazione della Vergine.
"Il nostro Sole è circa a metà strada della sua vita di produzione di energia ma GJ504 è solo ad un trentesimo della sua età", ha aggiunto McElwain. "Lo studio di questi sistemi è un po' come vedere il nostro Sistema Planetario nella sua giovinezza".
Sono proprio i sistemi più giovani ad essere il miglior target per le tecniche di imaging perché i loro pianeti non sono così vecchi da aver perso il calore della loro formazione, risultando perciò più luminosi se osservati in infrarosso.
La ricerca verrà pubblicata sulla rivista The Astrophysical Journal.