Nei giganti gassosi, come Giove e Saturno, la fosfina non è una rarità perché viene rilasciata nei processi che avvengono in profondità a temperature e pressioni elevate. Ma sui mondi rocciosi, non esistono modi abiotici noti (attività geologica, chimica planetaria…) in grado di produrre il gas. Sulla Terra, può essere solo di origine antropica o microbica. Pertanto, la sua identificazione tra le nuvole venusiane è stata interpretata come una possibile biofirma. È stata rilevata in una fascia tra i 50 ed i 60 chilometri di quota nell'atmosfera del pianeta, dove le condizioni ambientali sono più miti.
Di conseguenza, non ci si deve stupire se la dichiarata identificazione della fosfina tra le nuvole venusiane ha scatenato eccitazione e dubbi nella comunità scientifica.
Il team della scoperta, guidato dalla professoressa Jane Greaves dell'Università di Cardiff, aveva fatto di tutto per rendere i propri risultati affidabili. In particolare, la doppia rilevazione, con il James Clerk Maxwell Telescope (JCMT) e l'Atacama Large Millimeter / submillimeter Array (ALMA) avrebbe dovuto garantire almeno l'effettiva presenza del gas. Tuttavia, alcuni punti della ricerca non hanno convinto tutti, come il rilevamento basato su una sola linea spettrale e la grande manipolazione eseguita sui dati originali per estrapolare il debole segnale. Alcuni gruppi hanno supportato la scoperta, per esempio analizzando i database delle vecchie missioni ma altri hanno condotto studi indipendenti arrivando a conclusioni completamente diverse. Un gruppo non è riuscito a trovare prove di fosfina né nei dati JCMT, né in quelli ALMA, suggerendo che il segnale della fosfina potrebbe essere attribuito all'anidride solforosa, che genera una linea spettrale nello stesso punto. Analogamente, un'altra analisi indica che l'eccessiva matematica applicata ai dati per rimuovere il rumore avrebbe introdotto spurie e falsi segnali scambiati per fosfina.
Oltre a questo, è stato dichiarato che l'osservatorio ALMA aveva identificato un errore nel suo sistema di calibrazione che ha prodotto uno spettro di Venere con molto rumore.
Tuttavia, non appena i dati corretti di ALMA sono stati rilasciati il 16 novembre, la risposta pubblica alle critiche di Greaves e colleghi non è tardata ad arrivare.
A differenza del primo documento, in questo secondo rapporto pubblicato su arXiv, il team descrive il proprio risultato come "provvisorio".
I dati sono stati rielaborati in una sola notte e presentati alla conferenza organizzata dal Venus Exploration Analysis Group (VEXAG), un forum NASA che si è tenuto il 17 novembre scorso.
"Abbiamo lavorato come matti", ha dichiarato Greaves durante l'incontro.
Secondo la nuova pubblicazione, la fosfina c'è ma solo in una concertazione media di circa 1 parte per miliardo, circa un settimo della stima precedente.
Secondo gli autori i livelli del gas potrebbero aumentare e diminuire nel tempo in diversi punti del pianeta, raggiungendo il picco di 5 parti per miliardo, un po' come il metano su Marte che appare e scompare in quantità variabili. Ma, per ora, la saga continua e probabilmente questa scoperta rimarra dubbia fino a quando non invieremo una nuova missione tra le nuvole venusiane.