Scritto: Lunedì, 25 Dicembre 2017 10:15 Ultima modifica: Mercoledì, 27 Dicembre 2017 06:25

'Oumuamua è silente ed ha un cuore ghiacciato


Le osservazioni radio non sono riuscite, per ora, a rilevare emissioni da parte dell'oggetto interstellare, indebolendo l'ipotesi che si tratti di un veicolo costruito da una civiltà extraterrestre. Intanto si fa luce sulla sua possibile composizione interna...

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Il radiotelescopio di Green Bank (West Virginia, USA), con una superficie attiva di 100x110 metri (come 2 campi di calcio).
Il radiotelescopio di Green Bank (West Virginia, USA), con una superficie attiva di 100x110 metri (come 2 campi di calcio).
Credit: NRAO - Processimg: M. Di Lorenzo

 Fin dalla sua scoperta, oltre 2 mesi fa, il fantomatico oggetto interstellare A/2017U1, poi ribattezzato 1I/'Oumuamua, ha scatenato una ridda di ipotesi e speculazioni sulla sua reale natura. Una delle più ovvie (balenata anche nella mente del sottoscritto) è che non si tratti di un "eso-asteroide" naturale, nato in un altro sistema solare e poi espulso da questo, ma che sia in realtà un qualche tipo di vascello interstellare, inviato da una civiltà aliena per studiare da vicino il nostro sistema solare. Del resto, già una quarantina di anni fa il grande scrittore di fantascienza A.C.Clarke aveva anticipato questa eventualità, immaginando il passaggio di un oggetto simile (ma più grande) nel suo "Incontro con Rama". Ora, se davvero fosse così, è ragionevole aspettarsi che 'Oumuamua stia comunicando i risultati delle sue osservazioni verso il suo pianeta Natale e il modo più ovvio per farlo sarebbe tramite le onde radio, come fanno tutte le sonde spaziali costruite dall'uomo.

 Partendo da queste idea, l'iniziativa "Breakthrough Listen", rivolta a trovare segni di vita intelligente nell'universo, ha utilizzato il radiotelescopio di Green Bank per rivelare eventuali segnali da questo oggetto. Secondo i risultati preliminari (riferiti al primo di quattro blocchi di osservazioni pianificate, effettuate dalle 10:45 alle 16:45 UT del 13 dicembre), non sono stati rilevati tali segnali, sebbene l'analisi non sia ancora completa.

 Le osservazioni coprivano un intervallo molto ampio di frequenze, in pratica miliardi di canali nell'intervallo da 1 a 12 GHz, utilizzando le quattro bande L, S, X e C. Escludendo le osservazioni di calibrazione ausiliaria, lo strumento ha accumulato 90 TB di dati grezzi durante 2 ore di osservazioni. Nonostante l'impressionante potenza computazionale del centro di calcolo disponibile, l'elaborazione completa dei dati richiederà del tempo. "È bello vedere i dati che arrivano dalle osservazioni di questa sorgente nuova e interessante", ha dichiarato Andrew Siemion, direttore del Centro di ricerca SETI di Berkeley.

 La seconda fase di elaborazione "turboSETI" combina i dati raccolti in bande strette per rivelare segnali che si spostano in frequenza. Accordando la deriva in frequenza con quella prevista a causa del movimento di 'Oumuamua permette di restringere il campo di esplorazione, escludendo eventuali interferenze di origine umana provenienti da sorgenti più vicine. Finora sono stati elaborati i dati dal ricevitore della banda S (che copre le frequenze da 1,7 a 2,6 GHz) e l'analisi delle restanti tre bande è in corso. Un sottoinsieme dei dati della banda S è ora disponibile per l'ispezione pubblica nell'archivio "Breakthrough Listen3" e i dati rimanenti verranno aggiunti non appena disponibili e il team scientifico di Breakthrough Listen invita gli interessati a partecipare al progetto. Breakthrough Listen è un programma scientifico per la ricerca di specie tecnologicamente evolute, sondande un milione di stelle vicine, l'intero piano galattico e 100 galassie vicine in un'ampia gamma di bande radio.

 A dire il vero, anche se non si dovesse trovare nulla nella banda radio, la conclusione non sarebbe univoca. Questo perchè il segnale potrebbe essere concentrato in un fascio fortemente direzionale che non investe la Terra oppure perchè gli alieni potrebbero avere deciso di utilizzare altre bande di comunicazione (sia elettromagnetiche che di altra natura). D'altro canto, va sottolineato che, viaggiando nello spazio interstellare a soli 26 km/s, 'Oumuamua ha probabilmente impiegato milioni di anni a raggiungere il Sistema Solare e pare difficile che una sonda così vecchia possa ancora funzionare e trasmettere dati a una civiltà che, ormai, è probabilmente già estinta!

 Nel frattempo, tornando a modelli interpretativi meno "estremi", c'è da segnalare il lavoro di un gruppo di scienziati della Queen’s University Belfast (Qub) sulla natura geologica di questo oggetto e parte della sua storia. A. Fitzsimmons, M. Bannister e collaboratori hanno misurato lo spettro di riflessione di 'Oumuamua, deducendo che è molto simile ad altri oggetti ghiacciati del nostro sistema solare esterno, ricoperti da una crosta di polvere e roccia. In pratica, sotto uno strato di circa mezzo metro ricco di materia organica, ci sarebbe un nucleo ghiacciato simile a quello di una cometa che quindi non ha avuto la possibilità di sublimare formando una chioma e una coda (ricordiamo che, al momento del perielio, l’oggetto si è trovato a soli 23 milioni di chilometri dal Sole). Secondo i ricercatori, questo è dovuto al fatto che ‘Oumuamua ha attraversato un lungo periodo di esposizione alla polvere interstellare e ai raggi cosmici (milioni o anche miliardi di anni) che ha portato alla stratificazione superficiale di materiale organico isolante. 

 Infine, c' da segnalare che K. Meech e collaboratori stanno tentando di registrare immagini di 'Oumauma (ormai lontano e debolissimo) usando Hubble Space Telescope. Lo scopo è di ottenere informazioni astrometriche di precisione, in modo da determinarne in maggiore dettaglio la traiettoria e la possibile provenienza. Per la cronaca, in questo momento 1I/'Oumuamua si trova a 2.67 unità astronomiche da noi e si allontana a ben 64.5 km/s (5,6 milioni di km al giorno), anche se sta rallentando; la sua magnitudine apparente è, in media, +27,4!

 

Riferimenti:
https://breakthroughinitiatives.org/news/15
www.skyandtelescope.com/astronomy-news/solar-system/oumuamua-red-tumbling-and-silent/
http://www.media.inaf.it/2017/12/18/oumuamua-nucleo-ghiaccio-roccia/

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Marco Di Lorenzo (DILO)

Sono laureato in Fisica e insegno questa materia nelle scuole superiori; in passato ho lavorato nel campo dei semiconduttori e dei sensori d'immagine. Appassionato di astronautica e astronomia fin da ragazzo, ho continuato a coltivare queste passioni sul web, elaborando e pubblicando numerose immagini insieme al collega Ken Kremer. E naturalmente amo la fantascienza e la fotografia!

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