Non si ferma la valanga di speculazioni e ipotesi sulla natura del primo oggetto interstellare (ISO), come pure l'accumularsi di osservazioni più o meno recenti su di esso.
Cominciamo con le "nuove" misure fotometriche effettuate il 29 Ottobre scorso da un gruppo di ricercatori principalmente statunitensi, utilizzando i telescopi Gemini Nord e Herschel (rispettivamente di 8 e 4 metri di apertura). I risultati, sottomessi a Astrophysical Journal, confermano essenzialmente quelli di precedenti studi; in particolare, la rotazione ha un periodo di 8,1±0,4 ore con un doppio massimo; l'ampiezza della rotazione indica che si tratta di un corpo allungato, con rapporto 1:5,3 tra asse minore e maggiore; in alternativa, potrebbe trattarsi anche di due corpi meno allungati e a contatto tra di loro. Il colore, rilevato nelle bande g', r' e J (rispettivamente verde, rosso e infrarosso vicino) somiglia a quello tipico di diversi corpi minori del sistema solare, specialmente degli oggetti "trans-nettuniani" (TNO); tuttavia la sovrapposizione è piuttosto marginale, poichè gli indici di colore di `Oumuamua cadono sul margine "neutro" della distribuzione. Quesi risultati sono mostrati nell'immagine sottostante che riunisce due grafici presi dall'articolo originale.
In alto, la nuova curva di luce ottenuta con i telescopi Gemini Nord e Herschel, unita a quelli del "Discovery Channel Telescope" (DCT); in basso gli indici di colore di 'Oumuamua (stella rossa) messi a confronto con altri corpi del sistema solare. - credit: Bannister et al., ApJ - Processing: M. Di Lorenzo
Ancora più significativi e intriganti i risutati presentati da un altro articolo, pubblicato su Nature e basato sulle informazioni raccolte sia dallo strumento FORS sul VLT, usando quattro filtri diversi, che da altri grandi telescopi; l'equipe di astronomi guidata da Karen Meech (Institute for Astronomy, Hawaii) ha scoperto che la luce di 'Oumuamua varia di intensità in modo drammatico, oltre 2,5 magnitudini, qualcosa che nel sistema solare accade solo in un paio di asteroidi peraltro nettamente più grandi di questo oggetto. La curva confermerebbe il doppio massimo e il minimo breve e profondo già riportato da altri osservatori, ma ancora più accentuato. Questo suggerisce una forma simile a un ellissoide triassiale estremamente allungato, con rapporto tra le due dimensioni perpendicolari all'asse di rotazione pari a 1:10, mentre il terzo asse è impossibile da stabilire ma è probabilmente ancora più piccolo per questioni di "minimo di energia"; tutto questo nell'ipotesi che l'asse di rotazione fosse perpendicolare alla direzione di vista e che le variazioni di albedo sulla superficie siano piccole, come del resto avviene negli asteroidi del sistema solare. Il periodo di rotazione è più breve di quello misurato in precedenza, ovvero 7.34±0.06 ore con un doppio picco di luce; essendo queste osservazioni più complete in senso temporale (vedi immagine sottostante), questo dato dovrebbe essere più affidabile dei precedenti. L'ipotesi che la curva sia a singolo picco e quindi il periodo sia dimezzato (3,67 ore) è praticamente incompatibile con i dati metre c'è una marginale possibilità che ci sia un triplo picco con periodo di 11 ore.
Curva di luce osservata dai telescopi sulle Ande (VLT) e nelle Hawaii (CFH+UKIRT) su un arco temporale di ben 2 giorni e 10 ore; la linea rossa tratteggiata corrisponde ad un modello di forma triassiale con proporzioni 10:1:1 e variazione di albedo del 20% - Credit: K.J.Meech et al., Nature
Altre importanti misure riguardano la presenza di possibile attività cometaria. Analizzando in dettaglio le immagini alla ricerca di un pur minimo bagliore intorno all'oggetto apparentemente stellare, i ricercatori hanno concluso che, se c'è una qualche chioma di polvere, la sua massa non supera 1 kg! Un altro calcolo interessante riguarda poi la densità di oggetti ISO; anche tenendo conto della loro mancata osservazione negli anni precedenti da parte delle principali survey, si deduce che, in ogni istante, ci potrebbe essere un oggetto di dimensioni comparabili a 'Oumuamua entro 1 unità astronomica dla Sole! Questo significa che probabilmente esiste un esercito di simili corpi che ci svolazzano intorno ma che in genere sfuggono agli attuali sistemi di monitoraggio perchè deboli e veloci. Gli autori sottolineano che la scoperta di 'Oumuamua è del tutto fortuita dal momento che, dopo il primo avvistamento, il caso ha voluto che esso si spostasse lungo la sua traiettoria iperbolica in una delle possibili posizioni calcolate utilizzando in realtà un'orbita ellittica; probabilmento, senza una simile coincidenza, l'oggetto sarebbe stato perso e non più ritrovato, rendendo impossibile la sua corretta classificazione. In effetti, gli attuali algoritmi e strategie di ricerca si concentrano su oggetti non interstellari ma aventi orbite ellittiche, anche se allungate, ed è probabile che in futuro questa assunzione dovrà essere rivista e corretta!
Queste proprietà suggeriscono che 'Oumuamua sia un corpo lungo almeno 400 metri, denso (probabilmente roccioso o con un contenuto elevato di metalli) e povero di acqua e di polvere; la sua superficie è scura e arrossata a causa dell'irradiazione da parte dei raggi cosmici, forse durata centinaia di milioni di anni. L'immagine in apertura si basa proprio si queste deduzioni mentre qui sotto è riportato lo "spettro" a bassa risoluzione ottenuto con i suddetti 5 filtri, non molto differente da quello di un asteroide di tipo D o da una cometa. Tuttavia le analogie con oggetti del sistema solare finiscono qui perchè 'Oumuamua presenta anche parecchie anomalie, a cominciare dalla forma estremamente allungata e dall'assenza di emissioni, in contrasto con le attuali teorie sulla formazione di sistemi planetari che prevedono, nelle regioni esterne della nube protosolare, un'ampia preponderanza di oggetti ricchi di sostanze volatili che vanno a popolare la nube di Oort, diventando comete a lungo periodo oppure, eventualmente, sfuggendo al Sole e diventando ISO.
Infine, in un articolo scritto da due ricercatori polacchi, si utilizza finalmente una traiettoria più recente e precisa per ricostruire il tragitto e la possibile stella progenirice di 'Oumuamua. Per cominciare, partendo da 118 osservazioni effettuate dal 14 Ottobre all'11 Novembre e disponibili sul database Minor Planet Center (MPC), gli autori ricostruiscono sia l'orbita "osculatrice" (non perturbata) che quella precedente e successiva al passaggio attraverso il sistema solare, a una distanza prefissata di 250 unità astronomiche oltre la quale gli autori reputano trascurabile l'effetto perturbativo dei pianeti (i valori sono riferiti al baricentro del sistema solare):
Questi risultati sono da mettere a confronto con l'ultima orbita osculatrice calcolata e pubblicata sul sito JPL/SSD, che usa un numero leggermente inferiore di osservazioni ma che si estendono fino al 17 Novembre:
Gli autori hanno poi generato uno sciame di 10000 "cloni" di 'Oumuamua, aventi traiettorie leggermente diverse ma tutte compatibili con i valori tabulati, e ne hanno propagato all'indietro nel tempo il movimento, tenendo conto delle perturbazioni gravitazionali delle stelle e anche del potenziale locale della Via Lattea. Il campione di stelle inizialmente considerato era di oltre 200mila oggetti, tratti dal catalogo Simbad a sua volta in parte basato sulle recenti misure di Gaia. I ricercatori si sono poi concentrti su 7139 stelle che sono passate o passeranno entro i 30 parsec dal Sole (quasi 100 anni luce) e, in 96 casi, 'Oumuamua risulta essere passato a meno di 3,5 parsec da esse mentre, in 6 casi, la distanza è risultata inferiore a 1 parsec su almeno uno dei membri dello sciame. Il caso più interessante è quello di HIP 3757, una stella nana di 0,4 masse solari per la quale la distanza minima potrebbe essere arrivata a soli 0,042 parsec (0,135 anni luce), circa 118mila anni fa. Questo però non vuol dire che la stella in questione sia il luogo di origine per 'Oumuamua, tanto più che la velocità relativa tra i due corpi era di oltre 200 km/s. Gli autori tengono a sottolineare che i loro risultati appaiono in disaccordo con quelli ottenuti da altri perchè molto dipende dal particolare modello di potenziale gravitazionale usato per la Via Lattea.
In conclusione, è probabile che nelle prossime settimane/mesi altre osservazioni e studi teorici si aggiungano alle attuali e di 'Oumuamua si continuerà ap arlare a lungo. Del resto, non sono stati ancora pubblicati i risultati ottenuti da Hubble (che pure lo sta osservando) o da altri strumenti in orbita, magari nell'infrarosso medio e lontano il che renderebbe possibile stimare realmente l'albedo e le dimensioni. Inoltre, con la pubblicazione ormai imminente del secondo catalgo astrometrico GAIA (DR2) sarà possibile ricostruire in maniera molto più precisa il cammino e la possibile origine di questo oggetto, stiamo a vedere!
Riferimenti:
http://www.eso.org/public/italy/news/eso1737/