Anche se, per ora, c'è una scarsa risonanza a livello mondiale, oggi pomeriggio ASI, INAF e Argotec hanno organizzato a Torino una conferenza stampa per mostrare in anteprima le entusiasmanti immagini riprese dalle camere Luke e Leia a bordo di LICIACube, il veicolo di soli 14 kg ma dotato di una tecnologia molto avanzata e realizzato tutto in Italia.
Il cubesat LICIACube nei laboratori Argotech di Torino, prima del lancio - Credits: Argotech/Tg3 Leonardo
Alla conferenza stampa hanno partecipato Giorgio Saccoccia, Presidente di ASI, David Avino, CEO di Argotec, Simone Pirrotta, Program Manager di ASI, Valerio Di Tana, Program Manager di Argotec ed Elisabetta Dotto, Science Team Lead di Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF). L’incontro è stato aperto da Thomas Zurbruchen, amministratore delle missioni scientifiche della NASA, il quale ha tenuto a ringraziare l’ASI e l’Italia per il fondamentale apporto nel successo della missione DART.
L'entusiasmo esplode nell sala di controllo ASI/Argotech al momento dell'arrivo delle prime immagini da LICIACube (da sinistra, in piedi, il presidente ASI Giorgio Saccoccia e l'amministratore delegato Argotec David Avino) - Credits: ASI
Le immagini di LICIACube hanno lo scopo di aiutare i ricercatori a caratterizzare meglio l'efficacia della tecnica dell'impatto cinetico. Tuttavia, poiché LICIACube non è dotato di un'antenna di grandi dimensioni, nelle prossime settimane le immagini verranno scaricate a Terra lentamente. Nella conferenza, si è precisato che se ne sono scattate 620 e risultano tutte effettivamente immagazzinate nella memoria di bordo. La maggior parte di esse verranno scaricate nelle prossime settimane e saranno complementari alle osservazioni fatte da Terra, dal telescopio Webb e, in futuro, dalla sonda europea Hera che visiterà da vicino l'asteroide.
Una animazione formata da due immagini riprese immediatamente prima e dopo l'impatto (Didymos è l'oggetto più grande che si muove mentre Dimprphos appare scuro all'inizio). Credits: ASI/Argotech - Processing: Marco Di Lorenzo
Grazie al sistema autonomo di navigazione assistita da un software di intelligenza artificiale, LICIACube è riuscito a muoversi e immortalare il momento dell'impatto, avvenuto a circa 1000 km di distanza. Successivamente, il veicolo ha continuato d avvicinarsi a quasi 7 km/s al sistema asteroidale doppio, raggiungendo una distanza minima 50 km da esso, circa due minuti dopo l'impatto. Questa distanza di sicurezza ha consentito alla mini-sonda di non subire danni da parte dei detriti.
Due riprese effettuate poco dopo l'impatto, da una distanza più ravvicinata. Si vede la nuvola di polvere in espansione attorno al corpo minore.. Credits: ASI/Argotech - Processing: Marco Di Lorenzo
Una immagine successiva ancor più ravvicinata, con la nuvola filamentosa di detriti . Credits: ASI/Argotech - Processing: Marco Di Lorenzo
Elaborazione dell'immagine in apertura, i dettagli più deboli sono in negativo e mostrano filamenti di detriti lunghi migliaia dii km. Credits: ASI/Argotech - Processing: Marco Di Lorenzo
Ricordiamo che Dimorphos orbita a circa 1200 metri da Didymos in 11,92 ore. L'urto cinetico dovrebbe avere prodotto una riduzione di 10 metri sulla distanza media ovvero dell'1% sul periodo orbitale e gli astronomi sperano di poter verificare questa variazione tramite osservazioni fotometriche. Tuttavia, la presenza di grandi filamenti di detriti abbondanti suggerisce che Dimorphos abbia una struttura amorfa e porosa, il classico "rubber pile", e questo potrebbe significare che l'impatto è stato meno efficace del previsto, dato che l'asteroide colpito era "soffice" e non rigido...