Il cosmonauta dell'era sovietica, Valerij Poljakov, che detiene ancora il record per la permanenza più lunga nello spazio nel corso di una singola missione, è morto lunedì 19 settembre, all'età di 80 anni. La morte di Polyakov è stata resa nota dalla Roscosmos, la società spaziale federale russa. "La Roscosmos State Corporation si rammarica di annunciare la morte dell'Eroe dell'Unione Sovietica, Eroe della Russia, cosmonauta pilota dell'URSS, detentore del record mondiale per il volo più lungo nello spazio (437 giorni) Valerij Poljakov," hanno scritto i funzionari di Roscosmos sul servizio di messaggistica Telegram (tradotto automaticamente dall'originale russo). "Esprimiamo le nostre più sentite condoglianze ai parenti e agli amici di Valerji Vladimirovič".

 Selezionato nel 1972 con il terzo gruppo di medici russi ad addestrarsi per diventare cosmonauti, Poljakov si lanciò in due missioni di lunga durata verso la stazione spaziale russa Mir. In totale, è stato fuori dalla Terra per 678 giorni, 16 ore e 32 minuti, classificandolo oggi all'ottavo posto al mondo per tempo totale trascorso nello spazio. La prima missione di Poljakov iniziò con il suo lancio a bordo della Sojuz TM-6 il 29 agosto 1988. Decollando assieme al comandante Vladimir Lyakhov e il cosmonauta dell'Intercosmos Abdul Ahad Momand, il primo afgano a volare nello spazio. Poljakov arrivò alla Mir tre giorni dopo, dove entrò a far parte del terzo equipaggio della spedizione a vivere a bordo della stazione spaziale (Lyakhov e Momand tornarono sulla Terra dopo nove giorni).

 Unendosi a Vladimir Titov e Musa Manarov, che erano già sulla Mir da otto mesi, Polyakov venne incaricato di monitorare la salute dei suoi nuovi compagni di equipaggio mentre entravano negli ultimi mesi del loro soggiorno di un anno. Titov e Manarov lasciarono la stazione e atterrarono a bordo della Sojuz TM-6 il 21 dicembre 1988, dopo 366 giorni in orbita. Quanto a lui, Poljakov trascorse il resto della sua permanenza di 241 giorni assieme ad Alexander Volkov e Sergei Krikalev, che arrivò a bordo della Sojuz TM-7 assieme a Jean-Loup Chrétien, il primo cittadino francese a raggiungere la MIR, effettuando il suo secondo volo spaziale. Poljakov tornò sulla Terra assieme a Volkov e Krikalev il 27 aprile 1989.

 Il secondo e ultimo viaggio di Polyakov nello spazio si potrebbe paragonare alla capacità del corpo umano di sopravvivere a un viaggio verso Marte. Lanciato l'8 gennaio 1994, con i compagni di equipaggio della Sojuz TM-18 Viktor Afanasyev e Yuri Usachov, Poljakov iniziò una permanenza nello spazio di 438 giorni senza precedenti come membro dell'equipaggio della 15esima spedizione alla stazione Mir. Dopo 179 giorni, Afanasyev e Usachov tornarono sulla Terra, segnando l'inizio di EO-16 con Yuri Malenchenko e Talgat Musabayev, che trascorsero 123 giorni assieme a Polyakov. EO-17 seguì con Aleksandr Viktorenko e Yelena Kondakova, che arrivarono assieme al cosmonauta tedesco Ulf Merbold e tornò con Poljakov a bordo della Sojuz TM-20 il 22 marzo 1995.

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Nella foto il cosmonauta Valerij Poljakov all'oblò della MIR, fotografato dall'equipaggio dello Space Shuttle Discovery in visita. Credito: NASA.

 "Possiamo volare su Marte," avrebbe detto Poljakov ai suoi compagni di equipaggio al loro atterraggio. Tradizionalmente, dopo essere stati aiutati a uscire dalla loro Sojuz, i cosmonauti vengono poi portati nei posti vicini per iniziare a riadattarsi alla gravità. Poljakov invece scelse di camminare.

 Valerij Vladimirovič Poljakov era nato il 27 aprile 1942 nella città di Tula, situata a sud di Mosca. Originariamente chiamato Valerij Ivanovich Korshunov, Poljakov cambiò legalmente il suo nome dopo essere stato adottato dal patrigno nel 1957. Poljakov si laureò alla Tula Secondary School n. 4 nel 1959 e frequentò la I.M. Sechenov First Moscow State Medical University, dove conseguì un dottorato. Poljakov si specializzò in seguito in medicina astronautica presso l'Institute of Medical and Biological Problems (IMBP). Nel 1964, dopo aver visto il primo medico volare nello spazio (il cosmonauta Boris Yegorov su Voskhod 1), Poljakov decise di specializzarsi in medicina spaziale.

 Oltre ai suoi due voli, Poljakov prestò servizio negli equipaggi di riserva per la Sojuz T-3 nel 1980 e la Sojuz T-10 nel 1984, entrambe missioni verso le stazioni spaziali Saljut. Tra le sue missioni, Poljakov ha guidato un progetto IBMP per perfezionare il supporto medico per le spedizioni con equipaggio alla Mir, servendo come vice medico del direttore di volo. Durante il suo volo record, gli stati medici e psicologici di Poljakov vennero attentamente monitorati. Egli poi subì due esami completi nel periodo di sei mesi dopo il suo ritorno sulla Terra. I ricercatori scoprirono che Poljakov non aveva sofferto di problemi fisici permanenti durante i suoi 437 giorni, 17 ore e 58 minuti nello spazio, né c'erano problemi cognitivi a lungo termine, sebbene avesse sperimentato brevi cali di umore durante i primi e gli ultimi mesi della sua permanenza sulla Mir.

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Nella foto il cosmonauta Valerij Poljakov brinda dopo essere appena rientrato dalla missione record sulla MIR. Credito: Roscosmos.

 Poljakov si ritirò dal corpo dei cosmonauti nel 1995 e divenne vicedirettore del Ministero della Salute Pubblica di Mosca, che gli diede la supervisione delle cure mediche per le missioni spaziali di lunga durata. Poljakov ha anche contribuito al reclutamento e alla selezione di nuovi cosmonauti come membro della Commissione medica russa. Per il suo servizio ai programmi spaziali sovietici e russi, Poljakov venne insignito di numerosi premi e medaglie, tra cui essere nominato Eroe dell'Unione Sovietica ed Eroe della Federazione Russa, oltre a ricevere l'Ordine di Lenin. Polyakov era sposato con Nelli Mastakova, dalla quale ebbe una figlia, Yelena.

 Anche, e forse soprattutto, in questo momento nel quale la Russia sta compiendo ogni giorno crimini indicibili, abbiamo voluto ricordare questo medico cosmonauta che sarebbe senz'altro inorridito vedendo come si è ridotto il suo Paese, una volta così grande e di esempio, in molti campi, per una parte del mondo.