La SpaceX, ad appena nove giorni dall'ultimo lancio, ha eseguito una nuova missione per la costellazione dei satelliti Starlink, anche se con diverse novità. Ma questo stesso giorno ha visto il ritorno al volo del razzo Electron della neozelandese Rocket Lab, insomma un vero cielo affollato questo sabato!
Le 'danze' sono iniziate alle 17:12 locali (le 7:12 italiane), appena dopo il tramonto nella base di lancio della società privata Rocket Lab in Nuova Zelanda. Il decollo del razzo Electron è avvenuto dalla rampa LC-1 dello spazioporto situato sulla punta della Mahia Peninsula, sulla costa orientale dell'Isola del Nord, in Nuova Zelanda. L'Electron è un piccolo razzo a due stadi, con il primo dotato di nove motori Rutherford alimentati a kerosene ed ossigeno liquido (gli stessi propellenti utilizzati dal ben più grande Falcon 9 della SpaceX). Particolarità di questi motori, oltre ad essere costruiti utilizzando quasi esclusivamente la stampa 3D dalla Rocket Lab stessa, è quello di utilizzare un pompa elettrica per i propellenti alimentata da batterie ai polimeri di litio. Il secondo stadio, con un solo motore Rutherford ottimizzato per l'utilizzo nel vuoto, utilizza tre batterie (due delle quali vengono sganciate ad un certo punto del volo per guadagnare peso). L'altezza complessiva del razzo raggiunge appena i 17 metri con 1,2 metri di diametro. La capacità di carico utile arriva a circa 200 kg su un'orbita di 500 km di quota. Si tratta di un razzo a perdere, costruito in materiali compositi di carbonio, ma la Rocket Lab sta studiando un modo per recuperare il primo stadio con un paracadute poi preso al volo da un elicottero.
Questa missione segna il dodicesimo lancio di un razzo Electron fin dal suo debutto nel 2017. La missione di oggi era contraddistinta dal nome 'Don't Stop Me Now', in onore di un membro dell'azienda fan dei Queen, recentemente scomparso.
Nella foto, il satellite ANDESITE in fase di integrazione. Credit: TripSept
La missione era stata precedentemente fissata per il 30 marzo scorso ma la compagnia aveva messo in pausa le operazioni dopo che il governo della Nuova Zelanda aveva ordinato la chiusura di gran parte delle attività ed ordinato alle persone di rimanere in casa per cercare di combattere l'epidemia del Covid-19. Dopo che il governo aveva allentato le restrizioni, la Rocket Lab aveva ripreso le operazioni per il lancio dell'Electron pronto ad inviare cinque satelliti nello spazio giovedì 11 giugno. Ma i venti forti avevano impedito quel giorno il lancio e la compagnia aveva deciso di riprovare sabato, quando le previsioni davano un meteo migliore. Con il lancio di oggi sono stati messi in orbita cinque satelliti: ANDESITE (parte del programma ElaNa - Educational Launch of Nanosatellites della NASA) è un CubeSat designato per lo studio del campo magnetico terrestre, M2 Pathfinder è un dimostratore tecnologico per le telecomunicazioni e poi vi sono tre carichi utili classificati per la NRO – National Reconnaissance Office degli Stati Uniti.
La Rocket Lab venne fondata nel 2006 in Nuova Zelanda dall'ingegnere Peter Beck ma stabilì la propria sede centrale in California, nel 2013, diventando una compagnia statunitense. Questo le permise di avere accesso a contratti governativi USA. Il razzo Electron debuttò il 25 maggio 2017 con la missione 'It's a Test' (si, tutte le missioni di questo razzo hanno nomignoli particolari), dove il razzo si comportò perfettamente ma, a causa di un problema al software della stazione di Terra, si perse la telemetria dopo pochi minuti dal lancio e così venne inviato il segnale di distruzione. I successivi lanci hanno avuto tutti successo e sono stati messi in orbita decine di nanosatelliti per agenzie civili, privati, università e militari.
La Rocket Lab, grazie al costo ridotto di un lancio (attorno ai cinque milioni di dollari) prevede, nei prossimi anni, di incrementare il numero di lanci ed ha appena terminato una seconda base di lancio a Wallops, in Virginia, che dovrebbe vedere il debutto entro il 2020 ed è in corso di realizzazione una seconda rampa a Mahia Peninsula.
Ma, con la giornata che avanzava, adesso toccava alla SpaceX...
Nell'immagine il decollo del Falcon 9 per la missione V8 Starlink. Credit: SpaceX
Alle 5:21 a.m. locali (le 11:21 italiane) un razzo Falcon 9 della SpaceX è decollato dalla rampa SLC-40 della Cape Canaveral Air Force Station, in Florida. A bordo 58 satelliti della costellazione Starlink per la missione L8 e tre satelliti SkySat per l'osservazione della Terra della compagnia Planet Labs di San Francisco, California.
Il primo stadio di questo volo, il B1059, era al suo terzo lancio dopo le missioni CRS-19 e CRS-20 Dragon di rifornimento alla Stazione Spaziale Internazionale (ISS) tenutesi, rispettivamente, a dicembre 2019 e marzo 2020. Anche questa volta il primo stadio ha eseguito un perfetto atterraggio sulla nave drone 'Of Course I Still Love You', posizionata al largo della costa.
Si è trattato della prima volta che una missione dedicata al dispiegamento dei satelliti Starlink mette a disposizione dello spazio per altri clienti. Si tratta del programma SmallSat Rideshare Program della SpaceX, che ha, come obiettivo, quello di fornire un metodo di trasporto multiplo, flessibile ed a basso costo per il trasporto multiplo di piccoli satelliti utilizzando i lanci dei Falcon 9.
I tre satelliti SkySat sono stati rilasciati per primi, trovandosi sulla cima della pila di Starlink, e poi sono stati seguiti, mezzora dopo, dai 58 satelliti per trasmissioni internet. La missione Starlink V1.0 L8 è l'ottavo lancio operativo della costellazione Starlink, composto finora da 480 satelliti. La prima fase del programma Starlink prevede 1.584 satelliti e l'inizio del servizio privato beta testing potrebbe iniziare già entro l'estate. Ogni Starlink è dotato di multiple antenne piatte ad alta emissione, un unico pannello solare per la generazione dell'energia in orbita ed un sistema di navigazione. Un motore ad effetto Hall con gas Krypton fornisce la propulsione e viene utilizzato per le manovre di innalzamento dell'orbita e per l'uscita dalla stessa.
Nell'immagine il sistema Visorsat per limitare la luminosità dei satelliti Starlink. Credit: SpaceX /annotazioni italiane Massimo Martini
Per cercare di mitigare l'effetto di inquinamento notturno dato dal numero elevatissimo di satelliti e contro il quale si è schierata la comunità astronomica internazionale, la SpaceX ha cercato diverse soluzioni ed ora ha implementato un sistema, chiamato Visorsat, del quale sono dotati tutti i satelliti lanciati oggi.
Visorsat è un sistema di pannelli che dovrebbero bloccare i riflessi dei raggi del Sole delle antenne verso Terra. Un primo satellite dotato di Visorsat era stato lanciato con la missione precedente per verificarne gli effetti.
Ogni satellite Starlink pesa circa 260 kg al lancio.
I satelliti SkySat, costruiti dalla Maxar Technologies, sono progettati per riprendere immagini pancromatiche e multispettrali in alta risoluzione della Terra, utilizzando un telescopio Cassegrain da 3,6 metri di focale e dotato di tre sensori CMOS da 5,5 megapixel. Le immagini ottenute avranno una risoluzione di meno di 50 cm. Gli SkySat utilizzano un sistema di propulsione modulare che utilizza 'propellenti verdi', meno tossici.
Finora sono stati messi in orbita 15 SkySat della Planet Labs, utilizzando diversi razzi vettori. Ogni satellite pesa circa 110 kg al decollo. Combinando la massa dei 58 Starlink e dei tre SkySat, il carico utile della missione di sabato è stato di 15.410 kg.
Anche le due semi-ogive che racchiudevano i satelliti provenivano da lanci precedenti ed erano 'riciclate'. Una dalla missione JCSAT-18/Kacific 1 del dicembre 2019 e l'altra dalla Starlink V1.0 L2 di gennaio. Entrambe le semi-ogive erano state recuperate dopo la discesa con il paracadute in mare. Al momento non sappiamo se nel lancio di oggi siano state recuperate.
Da segnalare inoltre che questa missione non ha visto l'usuale 'static fire' del Falcon 9, che di solito viene eseguito dalla SpaceX alcuni giorni prima del lancio.
Nell'immagine il rilascio dei primi due satelliti SkySat. In primo piano la pila di satelliti StarlinkCredit: SpaceX
Ricordiamo che lo static fire è l'accensione di tutti e nove i motori Merlin 1D del primo stadio per alcuni secondi in modo da confermare il loro perfetto funzionamento. Sicuramente, visto che ormai i booster del primo stadio riutilizzati hanno raggiunto un alto grado di affidabilità, per una missione 'interna' come quella Starlink si è preferito abolire questa costosa prova. Un Falcon 9 non aveva mai volato prima di adesso senza aver subito uno static fire.
In questi primi sei mesi del 2020 la SpaceX ha già eseguito 10 missioni Falcon 9, fra le quali la prima con equipaggio con la capsula Crew Dragon.
Ma il prossimo lancio SpaceX, sempre dedicato alla costellazione Starlink, è previsto già per la prossima settimana, il 22 giugno, dalla rampa 39A del Kennedy Space Center! La SpaceX prevede di lanciare almeno 24 missioni operative Starlink prima della fine del 2020 e, se continua così, non sembra un obiettivo così impossibile.
Fonti:
SpaceflightNow: https://spaceflightnow.com/2020/06/13/university-built-cubesat-launched-with-swarm-of-auroral-science-nodes/
Rocket Lab: https://www.rocketlabusa.com/
NASASpaceflight: https://www.nasaspaceflight.com/2020/06/spacex-launch-first-starlink-rideshare-planet-labs/