Questo il tema trattato in una conferenza dal titolo "The Present-Day Habitability of Mars" tenutasi all'Università della California a Los Angeles.
Leggendo l'articolo non abbiamo fatto altro che trovare diverse tematiche trattate e ribadite da tempo.
Ma andiamo per gradi.
Gli scienziati sottolineano che anche se l'acqua fosse presente, questa, potrebbe non implicare necessariamente la vita. Anzi, la vita potrebbe esistere anche in punti di Marte assolutamente aridi e per noi inospitali: basta tenere a mente i microbi che qui sulla Terra vivono nel deserto dell'Atacama o nelle secche Valli dell'Antartide, entrambi luoghi freddi e aridi. I siti antartici ricevono, tra altro, in alcuni periodi dell'anno (da agosto a novembre), abbondanti dosi di UV a causa del buco dell'ozono. Qui gli organismi vivono in profondità per proteggersi dalle radiazioni ma abbastanza in superficie per beneficiare della fotosintesi.
Ciò, tra l'altro, potrebbe non essere la regola.
In un nostro articolo "RIFLESSIONI SULLA QUANTITÀ E COMPOSIZIONE DELLA LUCE MARZIANA" ci eravamo giusto chiesti quanti UV arrivano su Marte. Anche se in dose maggiore rispetto alla Terra, secondo noi la differenza non è poi così tanta e soprattutto, riteniamo che nonostante l'atmosfera sia meno spessa di quella terrestre, la componente più dannosa degli UV, UV-C (280-100 nm), venga sufficientemente bloccata.
Senza dimenticare tra l'altro che esistono organismi che utilizzano parte dello spettro UV per sintetizzare vitamine fondamentali per la crescita.
D'altra parte una conferma indiretta, è arrivata anche dalla stessa missione Mars Science Laboratory: dopo le prime 12 settimane di permanenza su Marte, sono stati rilasciati i dati atmosferici rilevati da Curiosity.
Noi avevamo posto l'accento su un'osservazione puramente visiva, ottenuta analizzando le immagini dei rover, lander e orbiter: la quantità di raggi cosmici immortalata negli scatti è decisamente scarsa, praticamente nulla, ben differente da quella presente nelle immagini della Missione Cassini che opera nel Sistema di Saturno.
Nella conferenza del 15 novembre scorso si evidenziava che gli astronauti potrebbero sicuramente vivere in quell'ambiente, perchè i livelli di radiazioni misurati da Curiosity equivalgono a quelli a cui sono sottoposti a bordo della Stazione Spaziale Internazionale.
Nonostante l’atmosfera marziana sia solo l’1% di quella terrestre, fornisce una notevole schermatura dalle pericolose particelle cosmiche.
In effetti, una cosa che ci siamo sempre chiesti, in questi oltre 30 anni di missioni, è perché la possibilità che possa esistere vita microbica su Marte sia stato quasi considerato un tabù. I microrganismi sono decisamente resistenti: sono stati praticamente trovati ovunque, li abbiamo sottoposti a test di resistenza e non ci hanno mai deluso. Dei cianobatteri terrestri sono stati addirittura esposti al vuoto dello spazio, con cambi repentini di temperature, raggi cosmici e luce UV, per 553 giorni, sopravvivendo.
E' chiaro che dall'ipotizzare una cosa a provarla ne passa di storia ma per Marte, la sola idea che possa sostenere della vita oggi è sempre parsa un'eresia.
Tra l'altro l'habitat marziano, con una gravità circa un terzo di quella terrestre, potrebbe favorire lo sviluppo di forme di vita complesse, più legate al nostro ambiente acquatico che terrestre: organismi che qui sulla Terra non riuscirebbero a muoversi, su Marte farebbero molta meno fatica. Ma qui, stiamo andando ancora oltre!
Secondo lo studio non tutte le parti di Marte sarebbero aride, almeno non per tutto l'anno marziano. Ci sono evidenze che l'acqua liquida scorre stagionalmente in alcuni luoghi, fornendo così un rifugio per la vita come la conosciamo.
Tali presupposti nascono dalle osservazioni delle immagini ad alta risoluzione, catturate dalla fotocamera HiRISE a bordo della sonda Mars Reconnaissance Orbiter (MRO): fino ad oggi sono stati identificati almeno 16 siti, la maggior parte sui pendii del gran canyon della Valles Marineris, in cui stagionalmente sembrano verificarsi segni di acqua salmastra che scorre verso il basso.
Mentre vi è il sospetto che questi fluidi arrivino da sottoterra, il suolo marziano tramite un processo noto come deliquescenza potrebbe raccogliere umidità dall'atmosfera.
E qui ci soffermiamo, nuovamente.
Di queste evidenze si duscute ormai da tempo così come della deliquescenza. A tal proposito ricordiamo l'articolo pubblicato a marzo 2012 "MARTE - IL SUOLO, L'ARIA L'ACQUA" in cui si parlava dello studio pubblicato da Joseph Levy, ricercatore della Oregon State University: "Antarctic salty soil sucks water out of atmosphere: Could it happen on Mars?".
Gli scienziati constatarono che nel McMurdo Dry Valley, in Antartide, uno dei deserti terrestri più freddi, in primavera le sabbie si ricoprono di macchie di umidità, nonostante i ghiacci sciolti scarseggino e le piogge siano assenti.
Il fenomeno notato si verifica a causa dai sali contenuti all'interno del terreno che risucchiano umidità dall'atmosfera.
Joseph Levy aveva spiegato che con particolari combinazioni di sali e sostanze, per far si che questo processo si verifichi, è sufficiente un contenuto di umidità atmosferica pari solo al 35% e il processo va avanti, fino a quando il livello di umidità accumulata nel terreno non è pari al vapore acqueo contenuto nell'aria. Inoltre, i sali contenuti nell'acqua contribuiscono ad abbassare il punto a cui l'acqua ghiaccia, mantenendola allo stato liquido più a lungo.
La squadra di ricercatori aveva notato che l'acqua accumulata con questo processo nel terreno è una quantità considerevole e questi suoli risultano anche ricchi di materia organica.
Ora, le immagini orbitali sono sicuramente un grande aiuto e ci danno un'idea di quello che accade su Marte per macro aree ma è anche vero che sul Pianeta Rosso c'è una certa discontinuità ambientale e anche le migliaia (forse milioni) di immagini trasmesse dai rover fanno la differenza.
Moltissime volte qui su questo blog che ha una vita piuttosto recente ma ancor più spesso attraverso le nostre immagini sull'album di Flickr, abbiamo sottolineato possibili tracce di umido e meccanismi dovuti ad un terreno "bagnato".
In alcuni particolari momenti e luoghi un velo d'acqua potrebbe rimanere in superficie anche per diverso tempo. D'altra parte questa sarebbe difficilmente distinguibile dalle immagini dei rover, dove un effetto polarizzazione potrebbe nascondere eventuali riflessi.
Il terreno a volte sembra subire modifiche sotto le sollecitazioni meccaniche dovute al passaggio dei rover, ed avere un comportamento addirittura curioso, come in Home Plate, dove è rimasto insabbiato il povero Spirit.
Non dimentichiamo poi le fessurazioni, notate già da diversi anni, di cui recentemente siamo tornati a parlare. Crepe nel terreno notate lungo la traversata di Spirit e ora con Curiosity nel cratere Gale. Segni "recenti" causati da un movimento del suolo che può aver subito spostamenti o variazioni volumetriche. Una buona causa da tener in considerazione in quest'ultimo caso, potrebbe essere la presenza di fluidi nel sottosuolo: l'acqua potrebbe risalire localmente in superficie e poi sublimare o ritirarsi di nuovo. D'altra parte, a livello visivo ci ricordano molto effetti osservati lungo le spiagge qui sulla Terra.
Acqua e ghiaccio devono esser presenti sotto la superficie di Marte e a volte anche poco in profondità, così come rari eventi atmosferici devono verificarsi ancora oggi.
E per chiudere, ecco che arriva il perclorato, inizialmente considerato un nemico per la vita perchè molto ossidante, ora è rilevante per l'abitabilità attuale. Il perclorato diventa così un'importante fonte di energia chemoautotrofica, sostenendo i microbi nel sottosuolo marziano che non potrebbero usufruire della fotosintesi. Alcuni microbi terrestri lo utilizzano come cibo e quindi la stessa cosa potrebbe accadere su Marte.
In conclusione, questo potrebbe in effetti essere il motivo conduttore che negli anni ha spronato nuove missioni e nuovi investimenti. Marte è sicuramente interessante perchè comprendere la sua evoluzione potrebbe equivalere ad una finestra temporale sulla Terra del futuro, perchè potrebbe essere un campo di "gioco" e sperimentazione per tecniche di terraformazione ma quello che forse più di tutto ha avuto un peso rilevante è stata l'idea che possa esserci qualcosa ancora oggi, speranze sicuramente alimentate da indizi del passato.